Internet è uno strumento dalle potenzialità incredibili.
Isis lo usa in maniera capillare e efficiente per i suoi scopi. I giornalisti hanno imparato a scrivere reportage senza nemmeno più il biosgno di viaggiare e i servizi segreti della Bosnia Herzegovina, monitorando i video diffusi dallo stato islamico hanno comparato i volti alle persone che risultavano all’estero, per delimitare l’indagine preliminare sui propri, tanti, cittadini, andati in Siria e Iraq a combattere per lo stato islamico.
Una serie di inchieste , rivelate dal giornale bosniaco Dvevni List, e in parte dall Indipendent e da Wikileaks, hanno mostrato al grande pubblico volti e nomi di membri dell Isis europei e portato alla luce legami, e situazioni allarmanti in Europa, specialmente nei balcani.
Pubblichiamo a seguito un elenco di combattenti, alcuni dei quali risultano deceduti , altri invece potrebbero tentare ri rientrare in Europa. Sono principalmente cittadini bosniaci, chi con doppio passaporto austriaco o tedesco, altri invece kosovari, albanesi e serbi mussulmani.
























La lista ovviamente è parziale, e l’abbiamo pubblicata per dare un idea del traffico di uomini, e persino famiglie, dall’Europa alla Siria, e soprattutto per rimarcare quanto abbia fatto presa la dottrina wahabita nei Balcani. Una mentalità, quella wahabita, completamente assente nella Yugoslavia pre guerra civile.
Oggi invece, piccoli villaggi della Bosnia rurale, sono talmente impregnati dal wahabismo, da arrivare persino ad affiggere cartelli e slogan pro Isis nei muri.

In Kosovo inoltre la situazione è persino peggiore, è questo è dovuto sia al peso differente che il governo/autorità locale da al fenomeno, sia le grandi problematiche interne. Sono infatti almeno 5 i campi di addestramento militare dell Isis segnalati, e uno di questi è proprio accanto a una base Nato (http://espresso.repubblica.it/attualita/2016/07/26/news/isis-il-campo-di-addestramento-in-kosovo-e-a-due-passi-dalla-base-americana-della-nato-1.278544).
I balcani sono inoltre terreno favorevole, oltre che a reclutamento e addestramento, anche per la facilita’ di reperire armi.
Enkeledja Zace, la donna albanese accusata dalla procura antiterrorismo francese di aver fornito l’arma all’attentatore di Nizza, già nota ai carabinieri che – lo scorso anno a Ventimiglia – l’avevano arrestata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, riporta alla mente il sodalizio tra Balcani e terrorismo . Prima di lei, grazie alla maxi operazione “Damasco”, era finito in manette anche l’imam Hussein Bosnic, conosciuto nella comunità wahabita della Bosnia-Erzegovina con il nome di Cheb Bilal, con l’accusa di finanziamento di attività terroristiche, pubblica istigazione, reclutamento e organizzazione di gruppi terroristici.