Rete Voltaire | 1 aprile 2011

Gli Stati partecipanti hanno deciso di dare al Consiglio nazionale di transizione (CNLT) libico l’accesso ad alcuni dei valori patrimoniali bloccati in Libia, e di permettere di vendere il petrolio della Libia. Inoltre, si è discusso, senza decidere, la possibilità di armare il CNLT.
Tali disposizioni violano la risoluzione 1973 e s’immagina la reazione internazionale se alcuni Stati, il Venezuela o l’Iran, per esempio, si permettessero di sbloccare i fondi congelati e di darli agli insorti nasseriani o Khomeinisti, o peggio, se acquistassero il petrolio libico. E non c’è bisogno di considerare una violazione delle all’embargo della Nazioni Unite sulle armi in favore degli insorti ’sbagliati’.
Il permesso di vendere petrolio mostra, se ce ne fosse bisogno, che la ripartizione delle risorse del paese è incominciata. Con l’appoggio militare della NATO, CNLT ha preso il controllo di vaste aree petrolifere e delle due principali raffinerie. E’ stata autorizzata ad esportare 400.000 barili al giorno, che al prezzo attuale significano 1,4 miliardi di dollari al mese.
In seguito a due incontri a margine della conferenza. tra il segretario di Stato Hillary Clinton e l’inviato Mahmoud Djibril della CNLT, gli Stati Uniti stanno studiando lo sblocco di 3,3 miliardi dollari appartenenti allo Stato libica, che sarebbero dirottati a beneficio degli insorti ’giusti’.
Qatar è stato incaricato della gestione del petrolio libico. La Turchia e stata resa responsabile della gestione dell’aeroporto di Bengasi per facilitare il ’traffico umanitario’.