Covid19: Non andrà tutto bene.

28 aprile 2020.

L’emiliano Davide Baruffi, sottosegretario alla Presidenza: “Abbiamo detto no all’attività motoria in generale, non perchè rappresenti il primo fattore di rischio per il contagio, ma perchè volevamo dare il senso che il regime delle restrizioni in cui eravamo doveva essere molto severo

L’attività motoria, oltre alle vitamine (C in particolare ) è il principale aiuto alle difese immunitarie dell’organismo, su questo anche i medici della rete vaccinista PD/Big Pharma dovrebbero concordare , e invece il piddino Baruffi fa questa arrogante e dispotica confessione.

Il dispotismo e l’arroganza fanno parte della natura delle bande che hanno preso il controllo del PD e sono il frutto della loro visione/bisogno di un popolo da tenere al guinzaglio e manovrare a proprio piacimento.

Sul Covid19, la mia ignoranza in parte attenuata dal buon senso, mi porta a condividere le posizioni degli scienziati e dei medici, il prof.  Filippo Taro in primis (https://www.facebook.com/photo.php?fbid=3066974273353641&set=a.117911198259978&type=3&theater),   non sponsorizzati dalle multinazionali di Big Pharma, associazione che so essere ‘a delinquere’, sostenuta e finanziariamente partecipata dai ‘nuovi e vecchi miliardari’, da  Bill Gates a Rockefeller, e che riesce a influenzare l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Non sto a fare l’analisi di tutto ciò che ha favorito l’esplosione ‘improvvisa’ del Covid19 nel nostro paese, ed in alcune aree in particolare (dalla distruzione del sistema sanitario pubblico, all’inquinamento atmosferico e alle campagne di vaccinazione di massa che l’hanno predisposta), ma reagisco alla presa in giro del Presidente del Consiglio, Conte, che nelle sue conferenze stampa a reti unificate, e a giornalisti ben selezionati, continua a ripetere che tutto il  mondo ci invidia e copia le sue misure e il suo operato.

Siamo partiti da ‘polmonite interstiziale’, per scoprire poi che è una ‘trombosi diffusa’, errore che è costato un imprecisato numero di morti indotte, si è creato un clima di paura con numeri ‘non appropriati’ e ‘non verificati’, e con un caos di strampalati divieti, permessi e autocertificazioni; l’unica costante nella parole di Conte è : “Attendiamo il vaccino”. Ma se chi guarisce dal Covid19  non è detto che ne sia poi immune, che cacchio potrà immunizzare un vaccino?

Il clima orwelliano attuale è caratterizzato :

dai diritti costituzionali negati attraverso semplici Disegni di Legge e/o Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, quindi NON  COSTITUZIONALI;  

dalle censure mediatiche (youtube e Facebook in primis);

dagli arresti dell’uomo solo in spiaggia e della donna che porta il mangiare all’anziana madre ( l’elenco è purtroppo lunghissimo);

dai 450 ‘super esperti’ che dettano norme, regole e futuro del paese (ma non dicevano che bisognava tagliare i parlamentari per risparmiare?);

dal denaro che ci impegniamo a dare alla UE e/o al MES, per poterlo poi prendere in prestito (!?) spendendolo sotto tutela della Troika (FMI, Comm. UE e BCE).

Tutto questo è, molto parzialmente, reso meno pesante dagli amari sorrisi da ‘oggi le comiche’, nell’udire gli strafalcioni di date e cifre, nonché il farfugliamento di misure incomprensibili che Conte legge, a reti unificate e giornalisti ben selezionati , nelle sue conferenze stampa.


Riporto qui due delle varie perle ‘studiate’ dai 450 super esperti, che vengono coordinati dal super Commissario con ampi poteri di delega, scelto da Gualtieri, Arcuri, ( https://voxnews.info/2020/04/10/gualtieri-il-ministro-che-ha-svenduto-litalia-nella-lista-di-soros/ ), come lui creatura di Massimo D’Alema, che nei 13 anni a Invitalia lo ha tutelato, facendogli  attraversare  indenne  ben otto governi, di destra, di sinistra e … di Napolitano, con la parte sanitaria affidata a Ricciardi  (http://www.lavocedellevoci.it/2019/10/14/walter-ricciardi-superstar-dai-set-con-merola-ai-miliardi-in-pillole/ ) dal Ministro dalemiano Speranza:

  • Perla 1. I calciatori di serie A non potranno allenarsi nelle super attrezzate e medicalmente assistite cittadelle delle loro squadre, ma potranno farlo nei parchi pubblici. Supercazzola già in se, ma vi immaginate i tifosi juventini o interisti, oltre ai giornalisti e curiosi, che stanno a casa  invece di andare al Valentino o al Lambro a vedere Ronaldo o Lukaku, insieme agli altri loro beniamini? Altro che contagi da 25 aprile !
  • Perla 2. Dal 4 maggio ‘apertura cauta e calibrata’, si potrà andare a far visita ad altre famiglie in quarantena, ma dovranno essere propri ‘congiunti’. Alla domanda su chi sono i congiunti, la risposta improntata alla attuale era LGBT  è quantomeno ambigua (dettata da Rocco Casalino? https://www.lettera43.it/rocco-casalino-giuseppe-conte-m5s/  ):  Per ‘congiunti’ si intendono parenti e affini, coniuge, conviventi, fidanzati stabili, affetti stabili … Affetti stabili?  Ve l’immaginate il vigile o il carabiniere che deve chiedere a due persone se tra loro c’è un rapporto stabile ? Magari che pone la fatidica domanda a uno o una che ha appena scaricato dall’auto, o in uscita dall’appartamento di. una ragazza o di un ragazzo squillo? Cosa farà il malcapitato agente alla risposta :  “Siamo congiunti ora disgiunti” (come direbbe Catarella) ? 
  • Preso da: https://nandorossi.wordpress.com/2020/04/28/covid19-non-andra-tutto-bene/

I golpisti boliviani sono stati addestrata dalla School of the Americas dell’esercito USA e dallo FBI

The GrayZone, 13 novembre 2019 (trad.ossin)
I golpisti boliviani sono stati addestrata dalla School of the Americas dell’esercito USA e dallo FBI
Jeb Sprague
I comandanti dell’esercito e della polizia della Bolivia hanno contribuito a pianificare il colpo di Stato e ne hanno garantito il successo. In precedenza erano stati addestrati alla insurrezione dagli USA, nei programmi di formazione della famigerata School of the Americas e dallo FBI
Gli Stati Uniti hanno svolto un ruolo chiave e diretto nel colpo di Stato militare in Bolivia, anche se poco evidenziato nelle cronache degli eventi che hanno costretto il presidente eletto del paese, Evo Morales, a dimettersi il 10 novembre.
Poco prima delle dimissioni di Morales, il comandante delle forze armate della Bolivia, Williams Kaliman, “suggerì” che il presidente si dimettesse. Il giorno dopo, settori delle forze di polizia del paese si ribellarono.
Per quanto Kaliman sembri avere finto sentimenti lealtà nei confronti di Morales nel corso degli anni, ha poi mostrato la sua vera faccia non appena è giunto il momento opportuno. Non è stato solo un attore del colpo di Stato, egli aveva già una storia a Washington, dove aveva per breve tempo ricoperto il ruolo di addetto militare dell’ambasciata della Bolivia nella capitale degli Stati Uniti.
 
Kaliman si trovava al vertice di una struttura di comando militare e di polizia che è stata sostanzialmente strutturata dagli Stati Uniti attraverso la WHINSEC, la scuola di addestramento militare di Fort Benning, in Georgia, conosciuta in passato come la School of the Americas. Lo stesso Kaliman ha frequentato un corso chiamato “Comando y Estado Mayor” alla SOA nel 2003.
Almeno sei tra i principali attori del colpo di Stato sono ex-alunni della famigerata School of the Americas, mentre Kaliman e un’altra figura hanno prestato servizio in passato come addetti militari e di polizia della Bolivia a Washington.
All’interno della polizia boliviana, i principali comandanti che hanno contribuito a realizzare il colpo di stato sono passati attraverso il programma di scambi di polizia della APALA. Operando da Washington DC, APALA ha il compito di costruire relazioni tra le autorità statunitensi e i funzionari di polizia degli Stati dell’America Latina. Nonostante la sua influenza, o forse proprio per questo, il programma non è molto pubblicizzato. Per chi scrive è stato impossibile raggiungere telefonicamente qualcuno dell’organizzazione.
È di uso comune per i governi di assegnare un piccolo numero di persone alle ambasciate del loro paese all’estero come addetti militari o di polizia. Il defunto Philip Agee, un ex funzionario della CIA che fu il primo a denunciare i metodi dell’agenzia, spiegò nel suo libro divulgativo del 1975 che i servizi segreti statunitensi usavano reclutare ufficiali militari e di polizia stranieri, ivi compresi gli addetti alle ambasciate, per utilizzarli poi in operazione di regime change o insurrezionali.
Come risulta dagli oltre 11.000 documenti FOIA che ho ottenuto durante la stesura del mio libro sulla campagna paramilitare mirante all’abbattimento del legittimo governo di Haiti nel febbraio 2004, e alla repressione post colpo di Stato, i funzionari statunitensi avevano lavorato per anni per ingraziarsi e stabilire collegamenti con la polizia, l’esercito e gli ex ufficiali dell’esercito haitiano. Queste connessioni, così come gli sforzi di reclutamento e raccolta di informazioni, alla fine hanno dato i loro frutti.
Anche in Bolivia, il ruolo dei funzionari militari e di polizia addestrati dagli Stati Uniti è stato fondamentale per realizzare il regime change. Agenzie governative statunitensi come USAID finanziano apertamente gruppi anti-Morales nel paese da molti anni. Ma il modo in cui le forze di sicurezza del paese sono state utilizzate come cavallo di Troia dai servizi di intelligence statunitensi è meno noto. Con le dimissioni forzate di Morales, tuttavia, è oramai impossibile negare quanto questo sia stato un fattore critico.
Come questa indagine chiarirà, la trama del colpo di stato non avrebbe potuto avere successo senza l’approvazione entusiastica dei comandanti militari e di polizia del paese. E il loro consenso è stato fortemente influenzato dagli Stati Uniti, dove molti di loro erano stati addestrati e programmati per l’insurrezione.
Registrazioni audio mostrano ex allievi della School of the Americas pianificare un colpo di Stato
L’ audio trapelato che è stato riportato dal sito web di notizie boliviane La Época, e da elperiodicocr.com e da una serie di media nazionali, rivela che vi è stato un coordinamento segreto tra ex ed attuali capi militari, di polizia e dell’opposizione durante il colpo di Stato.
Le registrazioni audio trapelate mostrano che l’ex sindaco di Cochabamba ed ex candidato alla presidenza, Manfred Reyes Villa, ha svolto un ruolo centrale nella trama. Reyes è un ex allievo di WHINSEC (precedentemente nota col nome di School of the Americas), che attualmente risiede negli Stati Uniti.
Gli altri quattro che vengono presentate o si presentano per nome nell’audio trapelato sono il generale Remberto Siles Vasquez (audio 12); Il colonnello Julio César Maldonado Leoni (audio 8 e 9); Il colonnello Oscar Pacello Aguirre (audio 14) e il colonnello Teobaldo Cardozo Guevara (audio 10). Tutti e quattro questi ex ufficiali militari sono stati allievi della SOA.
Cardozo Guevara, in particolare, si vanta delle sue relazioni con ufficiali attualmente in servizio attivo.
Le identità di questi individui sono confermate da un controllo incrociato tra le liste degli ex allievi della School of the Americas e Facebook, articoli della stampa boliviana locale e registrazioni audio trapelate.
La School of the Americas è un noto sito di formazione per putschisti latinoamericani, risalente al momento culminante della Guerra Fredda. Brutali regime change e operazioni di rappresaglia, da Haiti all’Honduras, sono state condotte da ex allievi della SOA e alcune delle juntas più sanguinarie nella storia della regione sono state gestite dagli ex alunni della scuola.
Per molti anni, manifestanti contro la guerra hanno organizzato veglie di protesta dinanzi al quartier generale della SOA, presso la base militare di Fort Benning vicino a Columbus, in Georgia.
Una veglia di protesta dinanzi alla School of the Americas a Fort Benning
Il leader di quelle proteste, padre Roy Bourgeois, ha descritto la SOA come “una scuola di combattimento”. E ha continuato:
La maggior parte dei corsi ruota attorno a ciò che chiamano guerra contro l’insurrezione. Chi sono gli insorti? Dobbiamo porre questa domanda. Sono i poveri. Sono i popoli dell’America Latina che chiedono riforme. Sono i contadini senza terra che hanno fame. Sono operatori sanitari, sostenitori dei diritti umani, organizzatori sindacali, e diventano gli insorti, sono visti come “el enemigo” – il nemico. E sono coloro che diventano i bersagli di chi segue i corsi della School of the Americas.
Bourgeois fu espulso dalla Bolivia nel 1977, allorquando si levò contro le violazioni dei diritti umani del generale Hugo Banzer, un dittatore di destra che era salito al potere con un colpo di Stato appoggiato dagli USA che abbatté un governo di sinistra. La storia si ripete oggi che eredi ideologici di Banzer scacciano dal governo un altro leader socialista, ricorrendo a tattiche di destabilizzazione collaudate nel tempo.
Nelle registrazioni audio trapelate di recente, i putschisti discutono piani per incendiare edifici governativi, per convincere sindacati sensibili agli interessi del mondo degli affari a organizzare scioperi, e di altre tattiche – tutte tratte direttamente dai manuali della CIA.
Si allude anche, nell’audio trapelato, al fatto che il tentativo di colpo di Stato sarebbe stato sostenuto da vari gruppi evangelici, nonché dal presidente colombiano Iván Duque, dall’ex presidente colombiano Álvaro Uribe e, specialmente, dal presidente neofascista brasiliano Jair Bolsonaro.
I putschisti menzionano anche il forte sostegno dei senatori statunitensi di estrema destra Ted Cruz, Bob Menéndez e Marco Rubio, che si dice siano molto ascoltati dal presidente Donald Trump in materia di politica estera USA nell’emisfero occidentale.
Addetti militari e di polizia a Washington DC: un terreno fertile per le reti di intelligence statunitensi
Mentre la tensione montava nel corso delle ultime settimane, è stato il comandante generale della polizia boliviana, Vladimir Yuri Calderón Mariscal, a sbloccare lo stallo, provocando la rivolta di gran parte della polizia il 9 novembre, appena un giorno prima della dimissioni di Morales .
Ten.Col. Vladimir Yuri Calderón Mariscal (terzo a sinistra) con altri funzionari APALA nel 2018
Nel 2018 Calderón Mariscal è stato Presidente di Police Attachés of Latin America in the United States of America (APALA), con sede a Washington, DC.
APALA è stato descritto come un programma di “sicurezza multidimensionale” che lavora per costruire relazioni e connessioni tra le autorità statunitensi e i funzionari di polizia di molti membri dell’Organizzazione degli Stati americani.
Alla fondazione di APALA nel 2012, l’allora segretario generale dell’OAS José Miguel Insulza (al centro nella foto sotto) ha incontrato la direzione del gruppo.
Oggi APALA accoglie addetti della polizia di 10 paesi: Brasile, Bolivia, Colombia, Cile, Ecuador, El Salvador, Panama, Perù, Messico e Repubblica Dominicana.
Secondo la sua pagina Facebook, il gruppo “è nato, con l’obiettivo di creare, promuovere e rafforzare legami di solidarietà, amicizia, cooperazione e supporto tra i membri del gruppo e le loro famiglie attraverso attività sociali e culturali, che consentano di generare sviluppo integrale “.
Afferma di facilitare “l’integrazione e lo scambio tra le istituzioni di polizia che la compongono, oltre a promuovere lo scambio di esperienze di successo sviluppate dalle diverse forze di polizia dell’America Latina”.
Foto di Calderón Mariscal (al centro-destra) presso l’accademia di addestramento dell’FBI che si trova a 58 km da Washington, DC
Organizzazione misteriosa, APALA ha chiuso il suo sito Web ApalaUSA.com e non risponde alle chiamate telefoniche. Funziona in qualche modo come braccio delle agenzie federali statunitensi. La sua piattaforma di social media, e ora il sito Web defunto, mostrano numerosi incontri e foto di funzionari e partecipanti APALA insieme a esponenti di FBI, DEA, ICE (agenzia per l’immigrazione) e altri funzionari statunitensi.
Come ha spiegato Philip Agee nel suo libro Inside the Company, la CIA spesso utilizza altre agenzie governative statunitensi come l’FBI e l’USAID, nonché varie organizzazioni di facciata, per svolgere le sue attività clandestine senza lasciare impronte digitali.
Sotto: partecipanti APALA presso la sede dell’FBI a Washington DC
Uno dei principali tesserati dell’APALA è Alex Zunca, un agente di polizia di Baltimora che è il direttore degli affari internazionali della Hispanic National Law Enforcement Association, con sede a Washington, DC.
L’indirizzo di APALA, indicato sul suo sito Web ormai defunto, è lo stesso dell’ambasciata del Messico a Washington, DC. Il gruppo si sarebbe trasferito dall’ambasciata messicana, almeno tra il 2017 e il 2018 quando il suo sito Web era attivo, durante l’amministrazione dell’ex presidente messicano americano Enrique Peña Nieto.
È interessante notare che un collega di Calderón Mariscal, e anche ex presidente dell’APALA, è un ministro associato della polizia federale del Messico di nome Nicolás González Perrin.
Sotto, lo si può vedere seduto accanto a una bandiera nazionale messicana e ad un cappello dell’FBI.
In un’intervista del 2017 al Washington Hispanic, un giornale di Washington in lingua spagnola, González Perrin ha dichiarato “che APALA tiene riunioni, in modo permanente, con le più importanti agenzie federali degli Stati Uniti”, da INTERPOL a DEA, ICE e FBI, che lavorano con noi, in base a bisogni reciproci”.
Un altro importante tesserato di APALA è Hector Ivan Mejia Velasquez, ex commissario generale della polizia nazionale dell’Honduras, che ha condotto operazioni brutali contro i manifestanti nel suo paese e pubblica regolarmente post anti-sinistra nei social media.
Le telefonate al contatto pubblico di APALA, il cui nome sembra essere Alvaro Andrade, non hanno ricevuto risposta. Le mie chiamate al suo numero, localizzato a Rockville, nel Maryland, sono andate direttamente a un messaggio vocale che diceva trattarsi di un contatto riservato. Il webmaster dell’ex sito Web di APALA è Mario Ruiz Madrigal, un ingegnere di sistema residente in Messico.
APALA, la cui pagina Facebook Andrade sembra funzionare, ha lavorato anche con altri agenti di polizia boliviani, come l’addetto alla polizia boliviana Heroldina Henao.
L’altro elemento-chiave che ha contribuito a realizzare il colpo di Stato del 10 novembre è il generale Williams Kaliman, l’attuale capo dell’esercito della Bolivia. Ha servito come addetto militare dell’ambasciata del suo paese a Washington, DC nel 2013. Un decennio prima, era stato allievo della SOA. Poco si sa del suo soggiorno negli Stati Uniti.
Generale Williams Kaliman, capo dell’esercito della Bolivia
In momenti diversi, sia Kaliman che Calderón Mariscal sembrano essere stati fedeli o hanno finto lealtà verso il governo costituzionale, ma alla fine si sono separati da esso o sono stati convinti nel tempo a realizzare un putsch militare.
Da parte sua, il presidente deposto Morales ha affermato che, a un membro della sua squadra di sicurezza, sono stati offerti $ 50.000 per tradirlo.
Il colpo di Stato del 10 novembre non si è materializzato dal nulla. Gli ultimi eventi boliviani sono intimamente collegati al tentativo degli Stati Uniti di influenzare le forze militari e di polizia all’estero attraverso programmi come SOA e APALA.
Mentre il presidente degli Stati Uniti Donald Trump esalta il golpe come un “momento significativo per la democrazia nell’emisfero occidentale”, i boliviani sono improvvisamente caduti sotto il controllo di un regime militare di fatto.
Jeb Sprague è ricercatore associato presso l’Università della California, a Riverside, e precedentemente ha insegnato presso UVA e UCSB. È autore di “Globalizzazione dei Caraibi: economia politica, cambiamento sociale e classe capitalista transnazionale” (Temple University Press, 2019), “Paramilitarismo e l’assalto alla democrazia ad Haiti” (Monthly Review Press, 2012), ed è l’editore di “Globalizzazione e capitalismo transnazionale in Asia e Oceania” (Routledge, 2016). È co-fondatore della Network for the Critical Studies of Global Capitalism. Visita il suo blog all’indirizzo: http://jebsprague.blogspot.com

Ossin pubblica articoli che considera onesti, intelligenti e ben documentati. Ciò non significa che ne condivida necessariamente il contenuto. Solo, ne ritiene utile la lettura

Preso da: https://www.ossin.org/bolivia/2562-i-golpisti-boliviani-sono-stati-addestrata-dalla-school-of-the-americas-dell-esercito-usa-e-dallo-fbi

Las masacres de Sacaba y Senkata: cómo opera el terrorismo de Estado en Bolivia

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El 15 de noviembre fue llevada a cabo la masacre de Sacaba, en el que militares y policías asesinaron a ciudadanos y cocaleros del Chapare (Foto: Jorge Abrego / EFE)

Las masacres de Sacaba y Senkata: cómo opera el terrorismo de Estado en Bolivia

Luego de unos días recopilando información en El Alto, la delegación asignada de la Comisión Interamericana de Derechos Humanos (CIDH) para Bolivia, presidida por Pablo Abrao, afirmó que “no hay garantías” para llevar a cabo una investigación imparcial sobre las masacres ocurridas en el mes de noviembre, perpetradas por las fuerzas armadas y la policía que formaron parte del golpe de Estado contra Evo Morales.

Las víctimas de las masacres de Senkata (El Alto) y Sacaba (Cochabamba) dieron testimonio de los sucesos a la CIDH, que siendo el ala de los derechos humanos de la Organización de Estados Americanos (OEA), resulta paradójico que se alce una voz solidaria con quienes han sufrido más tras el cambio de régimen.

El relator de la CIDH para los Derechos de Defensoras y Defensores de Derechos Humanos, Francisco José Eguiguren, dijo en una entrevista con CNN que la entidad va a plantear “que debe constituirse un grupo interdisciplinario e internacional de expertos”, que deberá investigar “a profundidad los sucesos ocurridos luego de la renuncia del presidente Morales y la anulación electoral, que han causado por lo menos dos masacres claramente verificadas, una en El Alto y otra en Cochabamba”.

Tal iniciativa fue apoyada por el depuesto Morales, quien desde su exilio en México ha estado denunciando el proceso de persecución y represión política que lleva a cabo el gobierno de facto encabezado por la senadora autoproclamada Jeanine Áñez.

Por otro lado, otra delegación, de Argentina, fue a corroborar las denuncias sobre violación de derechos humanos en Bolivia, investigación que fue torpedeada agresivamente tanto por ciudadanos que apoyan el actual gobierno de facto así como por el propio “ministro” Arturo Murillo.

La comitiva argentina corroboró, mediante recopilación de información, testimonios, datos de primera mano, que en Bolivia se han cometido “delitos de lesa humanidad” tras la asunción de Áñez. Cuenta Página/12:

“La delegación habló de ‘violaciones sistemáticas a los derechos humanos’ tras haber corroborado delitos tales como la ‘desaparición forzosa de personas’, ‘situaciones de tortura en espacios públicos’, ‘violaciones y delitos sexuales’ y ‘falta de garantías procesales para los detenidos’, entre otros crímenes que dan cuenta de ‘la situación de terror’ con la que se encontraron allí.

“La delegación dijo contar con material probatorio del ‘apoyo explícito’ de países extranjeros en el golpe de Estado que derrocó a Evo Morales. ‘Tenemos testimonios sobre múltiples contactos de funcionarios extranjeros con actores claves del golpe, particularmente con Fernando Camacho’, subrayaron al detallar en qué contexto particular se desencadenaron las violaciones a los derechos humanos.

“‘Hemos constatado que el sistema represivo montado por el gobierno de facto ha causado decenas de muertos, centenares de detenciones arbitrarias, millares de heridos, innumerables casos de apremios, de torturas, de violaciones y otros delitos contra la integridad física, psíquica y sexual de las víctimas, que son hombres, mujeres, niños, ancianos e integrantes de colectivos’, puntualizaron.

“El grupo interdisciplinario hizo especial hincapié también en ‘las masacres coordinadas contra la población civil’, al referirse específicamente al ataque represivo en Senkata, cuando militares abrieron fuego en una planta de combustibles.

En total, la delegación argentina denunció 11 delitos enmarcados en la violación de los derechos fundamentales reconocidos por las leyes internacionales.

Está claro que la caracterización de masacre aplica, a juicio de la CIDH y el referido grupo independiente, para lo ocurrido a mediados de noviembre en el marco del golpe en Bolivia.

Los hechos

El 15 de noviembre la autoproclamada Jeanine Áñez firmó un decreto con el que autoriza a los militares a usar “todos sus medios disponibles” para neutralizar las masivas manifestaciones en contra del golpe.

  • El artículo 3 del llamado decreto supremo número 4.078 establecía: “El personal de las fuerzas armadas que participe en los operativos para el restablecimiento del orden interno y estabilidad pública estará exento de responsabilidad penal cuando en el cumplimiento de sus funciones constitucionales, actúe en legítima defensa o estado de necesidad y proporcionalidad, de conformidad con el Art. 11 y 12 del Código Penal. Ley 1760 y el Código de Procedimiento Penal”.
  • El artículo siguiente señala que los militares “deberán enmarcar sus actuaciones conforme lo establece el Manual del Uso de la Fuerza aprobado mediante decreto supremo 27.977 de fecha 14 de enero de 2005, pudiendo hacer uso de todos los medios disponibles, que sean proporcionales al riesgo de los operativos”.

Este decreto del gobierno de facto construyó el marco “legal” para que se dieran los dos más grandes hechos represivos en Bolivia desde que depusieran a Evo Morales.

Fue ese mismo día, aquel 15 de noviembre, cuando fueron masacradas nueve (9) personas a balas por las fuerzas armadas y la policía en El Alto, cocaleros de los pueblos originarios que marchaban en Sacaba (Cochabamba) rumbo a La Paz por la degradación anticonstitucional de la wiphala, bandera representativa del Estado plurinacional, y contra el golpe de Estado y la represión.

Los testimonios hablan del terror que vivieron los sobrevivientes y los heridos, quienes estaban desarmados ante el frente militar-policial que disparó a mansalva amparado por un decreto que fue altamente criticado por sus mismas víctimas. La mayoría de las víctimas formaban parte de la estructura sindical de la Coordinadora de las Seis Federaciones del Trópico de Cochabamba.

  • Al día siguiente, 16 de noviembre, fue asesinado otro manifestante en Sacaba.
  • El 19 de noviembre, en Senkata (El Alto), frente a la planta de combustible de Yacimientos Petrolíferos Fiscales Bolivianos, la represión militar-policial dio muerte a siete personas. También fueron heridas 60. Todas por impacto de bala.

Se hizo viral un video grabado en el sitio donde un doctor denuncia la masacre mientras auxilia a los heridos, quien luego fue detenido injustamente por el gobierno de Áñez debido al audiovisual, un gesto de represalia judicial. El médico pidió ayuda y dijo que “nos están matando como perros”.

Al día siguiente, en el marco de la misma operación de represión en la planta, ya que la orden oficial fue la de recuperar el flujo de combustibles hacia La Paz, murió una persona asesinada por el aparato militar-policial. El 22 de noviembre fue masacrada otra víctima.

Los reportes y autopsias apuntan que las muertes de ambas masacres fueron causadas por impactos en la cabeza y el torso, muestra más que suficiente de que tiraban a morir. Licencia para matar.

Cabe decir que la operación tuvo “éxito”, pues neutralizó la resistencia de los manifestantes anti-golpe a fuerza de sangre y lodo.

  • Desde que comenzara el conflicto boliviano, la Defensoría del Pueblo reporta que ha habido 34 muertes, 832 heridos y 54 detenidos.
  • La última víctima de la represión en El Alto fue la muerte de una persona el 27 de noviembre. Son 10 los fallecidos por la masacre de Senkata.

Áñez retiró el jueves 28 de noviembre el decreto Nº 4.078, alegando que su gobierno había logrado la “ansiada pacificación” de Bolivia.

Con este cese de inmunidad a la represión oficial, culminó una operación de blanqueamiento de las masacres que empezó con el verbo del aparato golpista amplificado por los medios aliados al cambio de régimen. Un testimonio de Senkata expresó: “Nos están matando y no hay ningún canal boliviano“.

Encubrimiento mediático del crimen

Lo que proyectan los medios hasta el sol de hoy es que Morales era un “dictador” que se “buscó su propio golpe”, línea de opinión compartida tanto por columnistas de Infobae como por cierta “izquierda”. Los llamados líderes de la “sociedad civil”, sobre todo los pudientes empresarios de Santa Cruz (centro económico boliviano), junto con “jóvenes estudiantes” y “gente común” lograron un clímax propicio para la “recuperación de la democracia”.

Las narrativas para un cambio de régimen no difieren mucho del manual si se trata de un golpe de Estado tutelado por la OEA y el gobierno de los Estados Unidos. La misma autoproclamada Áñez dio las gracias a la cadena CNN “por toda la cobertura de lo que ha pasado en Bolivia”, una confesión de partes que evidencia el papel activo de los medios en la construcción de sentido y percepción de los momentos.

Dicha cobertura, no hay sorpresa, solo dio voz al verdugo, no a la víctima.

En el marco de la masacre de Senkata, las fuerzas armadas justificaron la intervención militar desde el primer momento mediante un comunicado, que hizo referencia al Manual del Uso de la Fuerza en Conflictos Internos, firmado en 2005 por Carlos Mesa, entonces presidente, tal vez queriendo decir que la impunidad brindada por el decreto Nª 4.078 no era necesaria en este caso por tratarse de un “Servicio Público Esencial Estratégico”: había que restablecer el flujo de combustible a como diera lugar.

“Exhortamos a mantener la racionalidad para evitar daños irreversibles en las personas, en la propiedad pública y privada del sector”: la cruenta represión estaba justificada, así, con un neolenguaje que hablaba de “racionalidad” y “daños irreversibles” cuando las víctimas fueron objeto de masacres.

De hecho, las muertes fueron excusadas por el ejército como necesarias para “evitar un mal mayor” citando un informe técnico. En los medios repetían que, de no haber sido contenido el avance de “agitadores y vándalos enardecidos”, pudo haberse generado una explosión en cadena tras la hipotética afectación de los contenedores centrales de gas producto de los disparos, lo que pudo haber ocasionado miles de muertos.

Aquellos mismos medios, a escala boliviana e internacional, hablaban de “choques” y “enfrentamientos” entre los cuerpos militares-policiales y los manifestantes desarmados, para obviar esa palabra tan incómoda llamada “represión” (si el caso fuera -de nuevo- en Venezuela, Cuba o Nicaragua, se invertirían los términos).

Estos argumentos no resisten el menor análisis de los hechos, como lo han demostrado la Defensoría del Pueblo, la CIDH y la comitiva argentina.

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Manifestantes heridos dentro de una ambulancia en Sacaba (Cochabamba) el día de la masacre (Foto: Danilo Balderrama / Reuters)

El silencio mediático y en redes sociales en torno a lo ocurrido en Sacaba y Senkata es la guinda del pastel para la operación de blanqueamiento de las masacres, que cataliza el shock de la población consecuencia de los eventos hacia una asimilación de la muerte violenta. El miedo al asesinato sin impunidad trasvasa el discurso oficial y el mediático sobre la psique de cualquier que intente movilizarse en el marco del conflicto post-golpe.

Las salidas forzosas del aire de los canales TeleSur y RT en Bolivia forman parte de este blindaje narrativa para el encubrimiento criminal del gobierno de facto, con la censura de bandera.

Es por eso que el relator de la CIDH en Bolivia insiste: “A pesar de que la información oficial habla de muertes en enfrentamientos entre civiles, creemos que se requiere de una investigación internacional porque no encontramos internamente garantías para una investigación imparcial y firme”.

Motivos para una masacre

Se suele llamar de “irracional” a las masacres, pues para que se desencadene una existe un detonante mas no una causa. Sin embargo, el análisis lleva a concluir que lo de Sacaba y Senkata fueron hechos calculados, por lo menos eso aclaran los testimonios y reportes de los acontecimientos.

A solo días de la represión en Cochabamba, Evo Morales denunció vía Twitter que los golpistas buscaban consumar un “estado de sitio” en Bolivia.

Las víctimas y familiares de los caídos han denunciado a medios alternativos que lograron cubrir los testimonios pertinentes de la represión, de manera continua, que “nos están matando”, “nos disparan como animales”, pidiendo justicia.

Detallan cómo los militares disparaban tiros desde los helicópteros, de cómo la policía cercaba a los manifestantes para luego hacer uso de sus armas de fuego.

Este cercamiento por tierra y aire son la expresión más viva de las masacres, una imagen que calca con la consumación de un “estado de sitio” en este país andino-amazónico.

A esto se une la carta blanca para la “pacificación” de Áñez, cuyo objetivo represor da luces sobre cómo se conforma la estructura de poder en Bolivia en estos momentos. Un nuevo modelo de contrainsurgencia, en el que todo disidente del gobierno de facto o seguidor del Movimiento Al Socialismo (MAS) es sospechoso de sedición y terrorismo, estaría apostándose con las masacres en Cochabamba y El Alto.

El asesinato a mansalva por motivos de control social, ordenamiento del campo político y transmisión de miedo hacia la psique colectiva de la población es el paso que confirma el asentamiento del estado de sitio en Bolivia, donde no existen garantías bajo contexto constitucional que ampare asomo alguno de justicia para las víctimas. Donde el cambio de régimen se lleva a cabo a tracción de sangre.

En ese sentido, la tarea consiste en no dejar que las masacres de Sacaba y Senkata se disuelvan en la memoria, pues representan en su justa medida una radiografía de la represión actual en Bolivia.

Somos un grupo de periodistas e investigadores independientes dedicados a estudiar la guerra contra Venezuela y el conflicto global. Nuestro contenido es totalmente libre. si deseas contribuir con nuestro trabajo puedes hacerlo aquí ←

The Sacaba and Senkata Massacres: How State Terrorism Operates in Bolivia

Mison Verdad
On November 15, a massacre was carried out in Sacaba, in which the military and police murdered citizens and coca growers of the Chapare (Photo: Jorge Abrego / EFE).

After a few days of gathering information in El Alto, the delegation assigned by the Inter-American Commission on Human Rights (IACHR) for Bolivia, headed by Pablo Abrao, affirmed that “there are no guarantees” for an impartial investigation into the November massacres perpetrated by the armed forces and police that were part of the coup d’état against Evo Morales.

The victims of the massacres in Senkata (El Alto) and Sacaba (Cochabamba) gave testimony of the events to the IACHR, which being the human rights wing of the Organization of American States (OAS), it is paradoxical that a voice is raised in solidarity with those who have suffered the most after the change of regime.

The IACHR rapporteur for Human Rights Defenders, Francisco José Eguiguren, said in an interview with CNN that the entity is going to propose “that an interdisciplinary and international group of experts should be constituted,” which should investigate “in depth the events that occurred after the resignation of President Morales and the electoral annulment, which have caused at least two clearly verified massacres, one in El Alto and the other in Cochabamba”.

This initiative was supported by deposed Morales, who has been denouncing the process of persecution and political repression carried out by the de facto government headed by the self-proclaimed senator Jeanine Áñez since his exile in Mexico.

We support @IACHR’s proposal to form an external group to investigate the massacres of the de facto government. This support is urgent because in #Bolivia there is no rule of law that provides guarantees for national human rights organizations, which are besieged by fascist clash groups.

– Evo Morales Ayma (@evoespueblo) November 30, 2019

On the other hand, another delegation, from Argentina, went to corroborate the allegations of human rights violations in Bolivia, an investigation that was aggressively torpedoed both by citizens who support the current de facto government and by “minister” Arturo Murillo himself.

The Argentine delegation corroborated, through the compilation of information, testimonies and first-hand data, that “crimes against humanity” have been committed in Bolivia after the inauguration of Áñez.  Quoting  Página/12:

“The delegation spoke of ‘systematic human rights violations’ after having corroborated crimes such as ‘forced disappearance of persons’, ‘situations of torture in public spaces’, ‘rape and sexual crimes’ and ‘lack of procedural guarantees for detainees’, among other crimes that account for ‘the situation of terror’ they found there.

“The delegation said they had evidence of the ‘explicit support’ of foreign countries in the coup d’état that overthrew Evo Morales. We have testimonies of multiple contacts of foreign officials with key actors in the coup, particularly with Fernando Camacho,” they underscored when detailing the particular context in which the human rights violations were unleashed.

“We have verified that the repressive system set up by the de facto government has caused dozens of deaths, hundreds of arbitrary detentions, thousands of wounded, countless cases of pressure, torture, rape and other crimes against the physical, psychological and sexual integrity of the victims, who are men, women, children, the elderly and members of collectives,’ they said.

“The interdisciplinary group also placed special emphasis on ‘coordinated massacres against the civilian population’, referring specifically to the repressive attack in Senkata, when the military opened fire on a fuel plant.

In total, the Argentine delegation denounced 11 crimes framed in the violation of fundamental rights recognized by international law.

We share our preliminary statement on the situation in Bolivia. We request maximum circulation: https://t.co/DeLdQ8tIWi

– Deleg Argentina Solidarity with the Bolivian people (@DelegArgBolivia) November 30, 2019

It is clear that the characterization of massacre applies, in the opinion of the IACHR and the independent group referred to, to what happened in mid-November in the context of the coup in Bolivia.

The facts

On November 15, the self-proclaimed Jeanine Áñez signed a decree authorizing the military to use “all available means” to neutralize the massive demonstrations against the coup.

Article 3 of the so-called supreme decree number 4.078 established: “The personnel of the armed forces participating in operations for the restoration of internal order and public stability shall be exempt from criminal responsibility when, in the performance of their constitutional functions, they act in legitimate defense or in a state of necessity and proportionality, in accordance with Articles 11 and 12 of the Penal Code. Law 1760 and the Code of Criminal Procedure”.

The next article states that the military “must frame their actions in accordance with the Manual on the Use of Force approved by supreme decree 27.977 dated 14 January 2005, and may use all available means that are proportional to the risk of the operations”.

This de facto government decree constructed the “legal” framework for the two greatest repressive acts in Bolivia since Evo Morales was deposed.

It was that same day, November 15, when nine (9) people were massacred with bullets by the armed forces and police in El Alto, coca growers of the original peoples marching in Sacaba (Cochabamba) towards La Paz due to the unconstitutional degradation of the Wiphala, representative flag of the plurinational State, and against the coup d’état and repression.

The number of wounded rose to 122.
The definitive data are from the Ombudsman’s Office (Defensoría del Pueblo).

The testimonies speak of the terror experienced by the survivors and the wounded, who were unarmed before the military-police front that shot at the crowds of people protected by a decree that was highly criticized by their victims. Most of the victims were part of the union structure of the Coordinadora de las Seis Federaciones del Trópico de Cochabamba.

The next day, November 16, another demonstrator was murdered in Sacaba.

On November 19, in Senkata (El Alto), in front of the Yacimientos Petrolíferos Fiscales Bolivianos fuel plant, military-police repression killed seven people. Sixty were also injured. All by bullet impact.

A video was made viral at the site where a doctor denounces the massacre while helping the wounded, who was then unjustly detained by the government of Áñez due to the audiovisual, a gesture of judicial retaliation. The doctor asked for help and said that “they are killing us like dogs”.

The next day, as part of the same repression operation at the plant, since the official order was to recover the flow of fuel to La Paz, a person was killed by the military-police apparatus. On November 22, another victim was massacred.

Reports and autopsies indicate that the deaths of both massacres were caused by impacts to the head and torso, more than enough to show that they were shooting to kill. Licensed to slaughter.

It must be said that the operation was “successful”, as it neutralized the resistance of the anti-coup demonstrators by force of blood and mud.

Since the beginning of the Bolivian conflict, the Ombudsman’s Office reports that there have been 34 deaths, 832 wounded and 54 detained.

The latest victim of the repression in El Alto was the death of one person on November 27. Ten people died in the Senkata massacre.

On Thursday, November 28, Áñez withdrew Decree No. 4,078, alleging that his government had achieved the “longed-for pacification” of Bolivia.

Government of Facto de Bolivia abrogated a decree that exempted the Armed Forces from criminal responsibility in repression actions pic.twitter.com/mzlQRtK1tg

– Larissa Costas (@Larissacostas) November 28, 2019

With this cessation of immunity from official repression, an operation of whitewashing of the massacres culminated that began with the words of the coup apparatus amplified by media allied to regime change. A testimony from Senkata said: “They are killing us and there is no Bolivian channel”.

Media coverage of the crime

What the media projects until the present day is that Morales was a “dictator” who “sought his own coup,” a line of opinion shared both by Infobae columnists and by a certain “left”. The so-called “civil society” leaders, especially the wealthy businessmen of Santa Cruz (Bolivian economic center), along with “young students” and “ordinary people” achieved a propitious climax for the “recovery of democracy”.

The narratives for a regime change do not differ much from the manual if it is a coup d’état tutored by the OAS and the U.S. government. The self-proclaimed Áñez herself thanked CNN “for all the coverage of what has happened in Bolivia,” a confession that evidences the active role of the media in the construction of meaning and perception of events.

This coverage, not surprisingly, only gave voice to the executioner, not to the victim.

In the framework of the Senkata massacre, the armed forces justified the military intervention from the first moment by means of a communiqué, which referred to the Manual on the Use of Force in Internal Conflicts, signed in 2005 by Carlos Mesa, then president, perhaps meaning that the impunity provided by Decree No. 4.078 was not necessary in this case because it was a “Strategic Essential Public Service”: the flow of fuel had to be re-established however it happened.

“We called for maintaining rationality in order to avoid irreversible damage to people, to the public and private property of the sector”: the bloody repression was thus justified with a neolanguage that spoke of “rationality” and “irreversible damage” when the victims were the object of massacres.

In fact, the deaths were excused by the army as necessary to “avoid a greater evil” by citing a technical report. In the media, they repeated that if the advance of “agitators and ardent vandals” had not been contained, a chain explosion could have been generated after the hypothetical affectation of the central gas containers as a result of the shooting, which could have caused thousands of deaths.

Those same media, both Bolivian and international, spoke of “clashes” and “confrontations” between the military-police corps and the unarmed demonstrators, in order to avoid that uncomfortable word called “repression” (if the case were -again- in Venezuela, Cuba or Nicaragua, the terms would be inverted).

These arguments do not stand up to the slightest analysis of the facts, as has been demonstrated by the Ombudsman’s Office, the IACHR and the Argentine delegation.

https://i1.wp.com/misionverdad.com/sites/default/files/styles/mv2_820/public/heridos_masacre_de_sacaba_bolivia.jpgDemonstrators injured inside an ambulance in Sacaba (Cochabamba) on the day of the massacre (Photo: Danilo Balderrama / Reuters)

The silence in the media and social networks around what happened in Sacaba and Senkata is the icing on the cake for the whitewashing of the massacres, which catalyzes the shock of the population as a consequence of the events towards an assimilation of violent death. The fear of murder without impunity transcends the official and media discourse on the psyche of anyone who tries to mobilize within the framework of the post-coup conflict.

The forced departures from the air of TeleSur and RT channels in Bolivia are part of this narrative shield for the criminal cover-up of the de facto government, with the banner of censorship.

That is why the IACHR rapporteur in Bolivia insists: “Despite the fact that official information speaks of deaths in clashes between civilians, we believe that an international investigation is required because we do not internally find guarantees for an impartial and firm investigation”.

Reasons for a massacre

The massacres are often referred to as “irrational,” because for a massacre to occur there is a trigger but not a cause. However, the analysis leads to the conclusion that Sacaba and Senkata were calculated acts, which at least clarify the testimonies and reports of the events.

Just days after the repression in Cochabamba, Evo Morales denounced via Twitter that the coup plotters were seeking to consummate a “state of siege” in Bolivia.

Instead of pacification, they order defamation and repression against brothers in the countryside who denounce the coup d’état. After massacring 24 indigenous people, they are now preparing a State of Siege. It would be the confirmation that by asking for democracy they installed a dictatorship.

– Evo Morales Ayma (@evoespueblo) November 18, 2019

The victims and relatives of the fallen have denounced to alternative media that managed to cover the pertinent testimonies of the ongoing repression, that “they are killing us,” “they are shooting at us like animals,” asking for justice.

They detail how the military fired from helicopters, how the police surrounded the demonstrators and then used their firearms.

This enclosure by land and air is the most vivid expression of the massacres, an image that traces the consummation of a “state of siege” in this Andean-Amazon country.

Added to this is the carte blanche for the “pacification” by Añez, whose repressive objective sheds light on how the power structure in Bolivia is currently being shaped. This new counterinsurgency model, in which every dissident of the de facto government or follower of the Movement Toward Socialism (MAS) is suspected of sedition and terrorism, would support the massacres in Cochabamba and El Alto.

The murder of the masses for purposes of social control, ordering the political landscape and transmitting fear towards the collective psyche of the population is the step that confirms the establishment of the state of siege in Bolivia, where there are no guarantees under the constitutional context that would protect any form of justice for the victims. Where regime change takes place through drawing blood.

For this reason, the task is not to let the Sacaba and Senkata massacres dissolve in memory, since they represent in their proper measure an X-ray of the current repression in Bolivia.

Translation by Internationalist 360º

Source: https://libya360.wordpress.com/2019/12/04/the-sacaba-and-senkata-massacres-how-state-terrorism-operates-in-bolivia/

Dalla preparazione al golpe boliviano fino alla nomina come presidente ad interim della senatrice Anez

di Vincenzo Imparato
lunedì 18 novembre 2019

Continuano a essere giorni molto difficili in Bolivia dopo che l’accusa di brogli alle elezioni del 20 Ottobre hanno scaturito il golpe a danno dell’ormai ex presidente Evo Morales. Nei giorni successivi alle accuse si sono registrate numerose manifestazioni da parte dell’opposizione e della classe medio-borghese (la cosiddetta parte “bianca”, come definita dai boliviani) nei confronti di Morales.


In queste ore invece, stiamo assistendo a vere e proprie rivolte molto più violente da parte di migliaia di manifestanti anti-golpe. Ieri circa 20.000 indigeni erano in marcia verso La Paz.

La preparazione al golpe
Già dallo scorso luglio gli Stati Uniti hanno messo in atto una precisa strategia golpista che avrebbe previsto l’accusa di brogli durante i conteggi. La strategia dei media e dei social network, le numerose campagne di “fake news” verso il presidente, la manipolazione di alcuni settori strategici della società boliviana (universitari, medici, attivisti ambientali), avevano già originato un clima molto ostile verso Morales ancor prima delle elezioni. La corruzione di alti vertici militari molto vicini al presidente, ha rappresentato il perno principale per ribaltare il governo una volta sopraggiunta l’accusa di brogli. Da tutto questo l’opposizione ne è uscita molto rafforzata.
D’altro canto, le pressioni da parte dell’ambasciata USA verso l’autorità elettorale boliviana “TSE” (Tribunal Supremo Electoral), avrebbero avuto come obiettivo di segnalare presunte e infondate irregolarità durante lo spoglio.
La notte di chiusura delle urne
Dopo la articolata fase di manipolazione, tutto è iniziato nella stessa notte delle votazioni. Vari problemi logistici dovuti alla comunicazione del primo spoglio, hanno causato il blocco dei terminali di conteggio per circa per 23 ore.
Il sistema boliviano, attraverso il “TSE” prevedere la pubblicazione del risultato finale delle elezioni attraverso due conteggi. 
Il primo “quick count” è un sistema adottato da molti paesi latinoamericani per poter comunicare i primi risultati, seppur indicativi, ai media del Paese. Il secondo “official count” è quello che decreta i risultati ufficiali delle elezioni.
Dopo i risultati del primo conteggio, l’opposizione che ancora non si era sbilanciata, ha atteso la pubblicazione del report da parte dell’Organizzazione degli Stati Americani “OAS” (finanziata per metà dal governo degli Stati Uniti con l’obiettivo di essere un forum politico per assicurare la soluzione ai problemi politici e rinforzare le democrazie e i diritti dell’uomo, http://www.oas.org/en/). L’istituto dichiarava la scarsa autenticità del primo conteggio, non specificando però come questo avrebbe potuto influire sul risultato finale del secondo, trattandosi appunto di due spogli differenti.
In poche parole, il report sosteneva la presenza di alcune difformità riguardo i trend dei risultati del primo e secondo spoglio.

Successivamente al report dell’OAS, viene pubblicato anche quello del Center for Economic and Policy Research (CEPR) dove sostiene che l’accusa è totalmente di parte e infondata. Afferma l’inesistenza di qualsiasi tipo di difformità dei trend tra i due spogli.
Il CEPR sostiene che al primo conteggio erano stati presi in considerazione solo l’83.85% dei seggi e che il partito di Morales era in vantaggio di soli 7 punti percentuali sull’opposizione (ricordiamo che secondo il sistema elettorale Boliviano il presidente Morales sarebbe stato eletto con un distacco superiore di 10 punti) semplicemente perché non erano ancora stati conteggiati i voti delle zone rurali della Bolivia: aree geografiche con un forte consenso a favore del MAS. Come in tutte le ultime elezioni, lo spoglio per quelle aree avviene in un secondo momento a causa delle difficoltà logistiche e strutturali del territorio.
Inoltre, l’istituto dichiara che “nessun organismo ha dimostrato concretamente la presenza di brogli alle elezioni del 20 Ottobre. Sia il primo che secondo spoglio, non hanno mostrato cambi significanti nei trend di votazioni”, sottolineando che nessun dato dimostra come il blocco tra il primo e secondo conteggio abbia potuto alterare il risultato finale. (http://cepr.net/images/stories/reports/bolivia-elections-2019-11.pdf?v=2).
La conseguenza delle accuse
La pubblicazione dell’OAS, bensì non dimostrasse nessuna chiara evidenza di brogli, ha avuto una grossa influenza sui media boliviani e su tutta l’opinione pubblica. L’opposizione capitanata da Luis Fernando Camacho, grazie al supporto militare, ne ha approfittato mettendo in atto una vera e propria rivolta civico-poliziesca dirigendosi a Palazzo Quemado (sede della presidenza della repubblica boliviana) per rovesciare il governo presieduto da Morales.
La classe medio-borghese, che da anni è inasprita dalle politiche di Morales, accusa il presidente di non aver colmato in modo meritocratico le posizioni del nuovo potere da lui definito egualitario. Incolpa Morales di esser diventato sempre più “statista” e di aver favoreggiato l’ascesa delle classi contadine danneggiando quelli che prima facevano parte delle cosiddette “classi alte” del Paese. In sostanza sostiene che l’assolutismo sia sempre più presente negli alti ranghi della società boliviana.
Dopo le varie accuse internazionali e le continue proteste pianificate a tavolino, Morales dichiara la disponibilità per un nuovo conteggio anche con la supervisione dell’OAS e di un numero di governi esteri a garanzia. Carlos Mesa (l’altro candidato alle presidenziali) ha però pubblicamente rigettato la proposta manifestando di non accettare nessun tipo di doppio controllo deciso da una sola controparte in gioco.
A pochi giorni dalle continue rivolte e dopo numerosi feriti, Il capo delle forze armate ha velatamente imposto a Morales, in diretta tv, di lasciare la Presidenza e il Paese per “la pace e la stabilità della Bolivia”. Comunicava la mancanza di supporto da parte di tutto il corpo militare.
Morales lascia così la Bolivia rifugiandosi in Messico, dove riceve asilo politico dal governo di sinistra in carica. Ancora, dopo nomina come presidente ad interim della senatrice di opposizione Jeanine Anez del partito Unidad democratica, ha dichiarato la stessa essere “una autoproclamazione”, sostenendo il golpe come “il più subdolo e nefasto della storia”.
Sotto il silenzio generale di tutte le principali potenze mondiali (Unione Europea compresa), Trump si è schierato a supporto dell’opposizione giudicando il golpe una “vittoria per la democrazia”.
Da qui sono quindi partite tutte le violente rivolte anti-golpe a cui stiamo assistendo in queste ore. Rivolte che contano l’adesione di migliaia di manifestanti con numerosi morti e feriti annessi. Numeri che di certo non sorprendono visto l’alto consenso alle urne (47%) della popolazione boliviana nei confronti del presidente Evo Morales.
Foto di John Mounsey da Pixabay 

Preso da: https://www.agoravox.it/Dalla-preparazione-al-golpe.html

Bolivia: licenza di uccidere

di Pressenza – International Press Agency (sito)
lunedì 18 novembre 2019 
Sono nove i morti e centoventicinque i feriti di quello che verrà ricordato come il massacro di Cochabambaqui la lista dei morti certificati dall’IDIF (Istituto di Investigazione Forense).
di Luca Cellini

Il funerale di alcune persone morte in Bolivia durante le ultime proteste (Foto di El dicos)

“Un atto di repressione durissima da parte delle forze di polizia boliviane, quello avvenuto a Sacaba, nel centro del Paese, e non “un confronto”, come avevano definito i rappresentanti dell’autoproclamato governo boliviano dopo le dimissioni di Evo Morales.” È quanto ha denunciato Nelson Cox, rappresentante e difensore del popolo del distretto di Cochabamba, riportato ieri dal giornale “Opinion”.
Tutte le persone assassinate sono state raggiunte alla testa oppure al torace da colpi di arma da fuoco sparati dalla polizia.
Con il massacro di Sacaba è salito a 25 il numero delle persone uccise in Bolivia durante le proteste della popolazione.
L’escalation repressiva, i morti e le violenze sono cresciute in modo vertiginoso dopo l’annuncio dell’autoproclamato governo di Jeanine Añez che ieri ha anche approvato il decreto 4078, che “declina” ogni tipo di responsabilità e impunità totale alle forze militari e di polizia chiamate alle “operazioni per il ripristino dell’ordine interno e della stabilità pubblica”.
Di fatto è un decreto che dà licenza di uccidere, carta bianca di sparare a vista ad ogni persona che protesta in Bolivia, senza che per queste azioni poi la polizia e i militari rispondano in alcun modo di fronte alla legge.

Il decreto 4078 Il decreto 4078

Il decreto come scritto al suo interno “stabilisce che le forze armate possono utilizzare tutti i mezzi disponibili in modo proporzionale e discrezionale al rischio delle operazioni”.
Detto in altre parole, “ogni mezzo” significa che se i militari decidono di usare i fucili mitragliatori per sparare alla popolazione, come d’altronde stanno facendo in queste ore, hanno piena libertà di farlo senza poi doverne rispondere a qualcuno.
La Commissione Interamericana per i Diritti Umani (IACHR), oggi ha denunciato come un crimine l’ordine e il decreto emesso dal governo autoproclamato di Jeanine Añez, dichiarando che “alle Forze Armate Boliviane (FAB) che scendono in piazza a reprimere ogni protesta, è stata data autorizzazione a procedere con ogni mezzo assicurandogli l’impunità totale.
“È una licenza di impunità per massacrare la gente”, ha scritto ieri Evo Morales dal suo account Twitter.
La presenza della FAB (Forze Armate Boliviane) sulle strade del paese e sulle strade delle principali città è iniziata a partire da lunedì sera scorso, dopo che la polizia nazionale boliviana (PNL) ha chiesto rinforzi militari in vista delle rivolte, in particolare avvenute nella città di El Alto.

Bolivia, El Alto Bolivia, El Alto

È da lunedì notte infatti che sulle città di La Paz e di El Alto hanno iniziato a sorvolare nei cieli aeroplani ed elicotteri militari, e i carri armati stazionano quotidianamente nei dintorni di Plaza Murillo, a La Paz, dove si trova la sede del Governo e del potere legislativo espresso dal Parlamento. La Bolivia di fatto oggi è in uno stato d’assedio da guerra civile.
L’escalation della situazione si è esacerbata dopo le dichiarazioni della Añez, quando nei giorni scorsi ha prima affermato di dover affrontare azioni di destabilizzazione da parte di “gruppi sovversivi armati”. Giustificando poi in questo modo ben tre cose: l’operazione militare, il sostegno legale alle forze di polizia, e la narrazione delle azioni che seguiranno, genocidio e massacro della popolazione indios, definendole come “ripristino dell’ordine democratico”.
I rappresentanti del MAS chiedono subito nuove elezioni, ma la destra che ha preso di fatto il potere senza essere stata mai eletta da nessuno, sostiene che adesso non è possibile perché bisogna affrontare prima l’emergenza e il ripristino dell’ordine pubblico a fronte dei disordini che ci sono in tutto il Paese. Dichiarazione surreale e comica questa, se non ci fossero di mezzo morti, feriti e tanta sofferenza, perché sono le stesse azioni violente e criminali della destra per tramite delle squadracce di Camacho e Mesa che in questi giorni hanno fomentato e creato i peggiori disordini e le condizioni per arrivare di fatto a una situazione di escalation da vera e propria guerra civile.
Da sottolineare che in questi ultimi giorni, persino tra i simpatizzanti della destra boliviana si sono manifestate molte perplessità e contrarietà dopo l’emissione del decreto 4078, che di fatto è una licenza di uccidere e massacrare la popolazione. Alcuni esponenti moderati della destra hanno proposto come mediazione di tornare subito ad elezioni perché si arresti subito il processo di violenza in corso, ma l’autoproclamata presidente Jeanine Añez pare non sentirci proprio da quell’orecchio.
Ma questo non è tutto, dall’altra parte, sul fronte informazione e narrazione dei fatti, l’autoproclamato governo di Jeanine Añez sta operando minacce e intimazioni di ritorsioni alla stampa locale per mantenere il più possibile una coltre di silenzio, nel tentativo di cercare di rendere invisibile quel che accade nel Paese.
Il piano della destra boliviana più intransigente è molto semplice, arrivare ad elezioni in uno stato di emergenza proclamato, con un controllo di tutto il Paese da parte delle forze di polizia e dei militari, e nel frattempo indebolire, fiaccare e impaurire con uccisioni, ferimenti e arresti, le forze sociali e politiche che si stanno opponendo a questo tentativo di golpe che viene ancora presentato da Jeanine Áñez come “cambio democratico”.
Dopo le dimissioni di Evo Morales, la senatrice Jeanine Áñez si è autodichiarata presidente del paese. Il giorno in cui si è autoproclamata alla guida del Paese, la Áñez è entrata nel palazzo del governo, noto come Palazzo Bruciato, portando una bibbia in mano, ed esclamando: “Grazie a Dio che ha permesso alla Bibbia di rientrare nel Palazzo!”.

Jeañine Añez con la bibbia in mano all'entrata al Palazzo Bruciato il giorno in cui si è autoproclamata presidente Jeañine Añez con la bibbia in mano all’entrata al Palazzo Bruciato il giorno in cui si è autoproclamata presidente

Le posizioni della Añez a quanto si può leggere sul suo profilo pubblico sono fortemente razziste e segregazioniste nei confronti della popolazione indigena che rappresenta quasi i 2/3 della popolazione.
Come ad esempio si può leggere in un tweet che la Añez ha già eliminato dal suo profilo, ma il cui screenshot è stato pubblicato prima che Jeanine Añez lo togliesse, dove definisce i rituali e le usanze culturali indigene come riti satanici, affermando inoltre che la città non è per gli “indios” ma che devono tornare nell’altopiano o nel Chaco.

Jeanine Añez profilo Twitter Jeanine Añez, dal suo profilo Twitter

Da segnalare inoltre che in rete e sui social proprio in queste ultime ore stanno circolando un gran numero di video che mostrano bruttissime violenze contro le comunità indigene, le quali rappresentano circa il 64% di tutta la popolazione boliviana.
*Nel video la testimonianza di un parente di una delle persone uccise dalla polizia boliviana nel distretto di Cochabamba.
Questo articolo è stato pubblicato qui
Preso da: https://www.agoravox.it/Bolivia-licenza-di-uccidere.html 

Greta Thunberg: Falso Profeta della Crociata dei Bambini

Greta thunberg mural bristol

I lettori di SOTT molto probabilmente sanno che sono nel “business dei profeti” da oltre 25 anni. Non è stato facile. Nonostante una “Hit List” più lunga di entrambe le mie braccia, mi sento ancora una Cassandra.

Non ho scritto niente per il pubblico consumo da parecchi anni ormai, a parte la pubblicazione sul nostro forum, e il motivo è principalmente il “Complesso Cassandra” appena menzionato. Mi sono resa pienamente conto che non c’è nulla che possa essere fatto per trasformare la folle discesa dell’umanità in una quasi estinzione. Inoltre, a partire dai primi giorni quando avviai il mio progetto, sono stati intrapresi vigorosi sforzi per sopprimere i miei avvertimenti e togliermi dal palcoscenico, per così dire.

Siccome non sono riusciti a farlo, è arrivata poi attraverso la censura globale imposta da Google, Facebook, Twitter e dai media mainstream che hanno finalmente raggiunto il loro obiettivo. SOTT.net aveva 6 milioni di lettori al mese – ora siamo fortunati se ne abbiamo 2 milioni. I riferimenti da FB e Twitter erano la nostra principale modalità di connessione; ora sono svanite nell’oblio.

Ad ogni modo, non sono ancora morta e tutto sta procedendo come previsto riguardo al nostro progetto profetico – L’Esperimento Cassiopaea – e abbiamo una buona idea di come andranno a finire le cose.

Ma Greta Thunberg non ne ha idea. E la propagazione della sua ignoranza è letteralmente criminale, poiché essendo una partecipante volontaria, anche se poco più di una bambina, fa di lei una criminale. Non se ne rende conto, ovviamente, perché le è stato fatto il lavaggio del cervello – come l’hanno fatto ad un’intera generazione di bambini su questo pianeta; ma quando mai non mai è stato così? Le parole cambiano, ma la melodia è la stessa: manipolazione e controllo dell’umanità è il nome del gioco.

Profeta contro Profeta

greta prophet house fire

Lasciate che vi racconti una piccola e divertente storia del Vecchio Testamento che ho parafrasato più di 30 anni fa.

Tanto tempo fa c’erano due re di due piccoli regni imparentati per matrimonio. Il primo re decise di fare visita al cognato, il secondo re. Quando arrivò per la sua visita, fu accolto dal secondo re che aveva preparato ogni sorta di delizie e divertimento.

Dopo molte feste e allegria, il secondo re disse a suo cognato, il primo re, che era incline a considerare tutti i suoi beni come reciproci e sperava che il primo re ricambiasse il pensiero. Questo ha reso il primo re un po’ nervoso e si chiedeva a che cosa tutto questo stava portando – e non ci ha messo molto per scoprirlo. Il secondo re voleva fare la guerra contro uno dei suoi vicini per prendere le sue terre e saccheggiare, ma, per farlo, aveva bisogno di aiuto. Sapeva che suo cognato non aveva tali ambizioni, e lo stava ammorbidendo per chiedere il suo aiuto.

Il primo re fu un po’ sorpreso da questa richiesta e chiese se potessero chiamare qualche profeta per sapere se questo piano fosse la strada giusta da seguire. Il secondo re chiamò volentieri 400 profeti. Tutti loro, ad un uomo, raccomandarono il piano e lodarono la perspicacia e l’ambizione del loro re. Ma, il primo re era ancora a disagio – c’era qualcosa che non lo convinceva. Ha chiesto se non ci fosse un ultimo profeta da consultare. Come si è scoperto, c’era, ma il secondo re ha avvertito il primo re di non aspettarsi molto da questo individuo, perché c’era odio tra di loro e questo cattivo sentimento ha reso quest’ultimo profeta scettico contro qualsiasi piano del secondo re. Dopo aver assassinato completamente il carattere dell’ultimo profeta, lo chiamò.

Certo, l’ultimo profeta ha contraddetto tutti i 400 profeti e ha detto al secondo re che sarebbe morto se fosse andato in battaglia. Per punire questa maleducazione, il secondo re fece gettare in prigione l’oracolo offensivo per pensare alla sua audacia fino al ritorno dei re e dell’esercito. Insistendo che la sua profezia era vera, l’ultimo profeta ha commentato al re che sarebbe certamente stupito del loro ritorno.

Ma, il malvagio secondo re aveva un piano. Dopo aver convinto il cognato ad accompagnarlo, si mise d’accordo per andare in battaglia vestito come un soldato comune, mentre il suo parente avrebbe indossato le sue vesti da re.

Come si è scoperto, i soldati nemici erano stati istruiti a cercare e uccidere immediatamente solo il secondo re. Nel corso della battaglia, i soldati nemici inseguirono l’unico uomo vestito da re e, scoprendo che non era l’uomo che stavano cercando, divennero furiosi e frustrati e uccisero il soldato comune più vicino, che era il secondo re malvagio. La profezia si avverò.

Ci sono diverse lezioni importanti in questa storia. La prima è che la profezia è inesorabile a meno che non vengano apportate modifiche fondamentali nell’attività e nella direzione. Non si può ingannare la Realtà Quantistica! Il secondo è: la vera profezia si manifesta molto spesso nella stessa proporzione descritta in questa storia: 400 a 1. Una terza – e non meno importante – lezione è che la gente raramente vuole sentire la verità perché è difficile rinunciare ai giochi mentali e alle razionalizzazioni. E, infine, il modo più semplice per evitare la verità è quello di assassinare l’oratore o il suo personaggio.

La storia di Giona illumina il lato opposto della medaglia. Come ricorderete, Giona era stato chiamato a profetizzare la distruzione sulla città decadente e peccaminosa di Ninive. Ha fatto bene il suo lavoro (dopo essere stato sufficientemente motivato da una meditazione forzata nel canale alimentare di un grosso pesce.) Con sorpresa di Giona, i Nineviti si pentirono e cambiarono le loro abitudini e, di conseguenza, la catastrofe fu annullata! Invece di essere felicissimo, Giona fu mortificato. Gli parve di essere stato preso in giro. Era così umiliato che se ne andava in giro tener il broncio tutto infuriato. Dio ha avuto una piccola chiacchierata con lui e ha sottolineato che c’erano altri scopi per l’illuminazione profetica – vale a dire, il pentimento e il cambiamento.

Nel presente abbiamo profeti moderni – statistici e vari scienziati – che proiettano tendenze e probabilità. Nella maggior parte dei casi, sia negli affari pubblici che privati, le decisioni si basano su questo tipo di dati. Poiché questi moderni metodi “divinatori” si basano su masse di statistiche che riflettono atti puramente materiali, la qualità elevante di un ideale non è né considerata né proiettata. Di conseguenza, le previsioni su cui la nostra cultura ha inquadrato le sue attività si traducono in una vera evoluzione – che è una spirale inesorabile di degrado e decadenza.

In questo senso, le previsioni escatologiche possono servire da trampolino di lancio verso la consapevolezza, che può servire ad attivare quelle aspirazioni superiori, che poi possono agire in maniera attenuante sugli eventi futuri. Se un numero sufficiente di persone diventa consapevole che qualcosa di terribile sta per accadere, a meno che non si cambiano le nostre abitudini, può creare la necessaria elevazione degli ideali che servirebbe ad alterare le realtà quantistiche.

Quando ho iniziato a pubblicare le trascrizioni dell’Esperimento Cassiopeo, ho avuto ingenuamente l’idea che la gente avrebbe capito che se non ci fosse stato un cambiamento globale degli atteggiamenti fondamentali verso la realtà, l’umanità si sarebbe trovata su una nave che sarebbe affondata.

Ma quel cambiamento di atteggiamenti fondamentali non si è verificato; infatti, difficilmente posso immaginare un mondo più impantanato nelle menzogne e nell’illusione di quello attuale. Ma non sono stupita. Lo avevo previsto 30 anni fa.

Gurdjieff aveva una storia che descrive esattamente quello che sta succedendo con i Liberali, Sinistra/Democratici/ Riempite lo spazio vuoto con il partito pro-establishment simile del vostro paese:

“C’è un racconto orientale che parla di un mago molto ricco che aveva molte pecore. Ma allo stesso tempo questo mago era molto cattivo. Non voleva assumere pastori, né voleva erigere una recinzione sul pascolo dove pascolavano le sue pecore. Le pecore, di conseguenza, spesso vagavano nella foresta, cadevano nei burroni, e così via, e soprattutto scappavano, perché sapevano che il mago voleva la loro carne e la loro pelliccia e questo non gli piaceva.

Finalmente il mago trovò un rimedio. Ipnotizzò le sue pecore e suggerì loro prima di tutto che erano immortali e che non veniva fatto loro alcun danno quando venivano scuoiate, che, al contrario, sarebbe stato molto buono per loro e persino piacevole; in secondo luogo, suggerì che il mago era un buon maestro che amava così tanto il suo gregge che era pronto a fare qualsiasi cosa al mondo per loro; e, in terzo luogo, suggerì loro che se qualcosa sarebbe successo a loro non sarebbe successo proprio allora, in ogni caso non quel giorno, e quindi non dovevano preoccuparsi. Inoltre il mago suggerì alle sue pecore che non erano affatto pecore; ad alcune di loro suggerì che erano leoni, ad altre che erano aquile, ad altre che erano uomini e ad altre che erano maghi.

E dopo questo, tutte le sue preoccupazioni e timori per le pecore finirono. Non scapparono mai più, ma attesero tranquillamente il momento in cui il mago avrebbe richiesto la loro carne e le loro pellicce”.

Descrive con precisione la condizione attuale delle grandi masse dell’umanità. Per risvegliarsi, prima di tutto bisogna rendersi conto che si è in uno stato di sonno. E, per rendersi conto che si è effettivamente in stato di sonno, bisogna riconoscere e comprendere appieno la natura delle forze che operano per mantenere l’uomo nello stato di sonno, o ipnosi. È assurdo pensare che questo può essere fatto cercando informazioni dalla fonte stessa che induce l’ipnosi. Gurdjieff ha continuato a dire:

“Teoricamente (un uomo può svegliarsi) ma praticamente è quasi impossibile perché appena un uomo si sveglia un attimo e apre gli occhi, tutte le forze che lo hanno fatto addormentare iniziano ad agire contro di lui con energia decuplicata e lui si riaddormenta immediatamente, spesso sognando di essere sveglio o pronto a svegliarsi”.

E’ nel risveglio dell’umanità che sta la speranza di mitigare i disastri profetizzati. Per porre fine alle condizioni che hanno operato per portare l’umanità alle deplorevoli condizioni attuali, esse devono essere esposte e comprese. Il Falso Profeta – la forte illusione dell’errore – deve essere superato.

“Attenti ai falsi profeti che si presentano davanti a voi vestiti come pecore, ma dentro di loro sono dei lupi divoratori. Li riconoscerete pienamente dai loro frutti. La gente raccoglie l’uva dalle spine o i fichi dai cardi? … Un albero sano non può dare frutti cattivi, né un albero cattivo può dare frutti buoni”. (Matt. 7:15,23)

Mentre tutti ammetteranno facilmente che probabilmente c’è troppa violenza in televisione e su Internet e che l’incessante pubblicità è probabilmente una vera assurdità, pochissime persone hanno una reale concezione della precisa natura e dell’estensione dell’influenza ipnotica dei media. Ancora meno persone hanno un’idea degli scopi che stanno dietro a questo fenomeno. Wallace e Wallechinsky scrivono nel People’s Almanac:

“Dopo la seconda guerra mondiale, la televisione fiorì… Psicologi e sociologi sono stati coinvolti per studiare la natura umana in relazione alla vendita; in altre parole, per capire come manipolare le persone senza che essi si accorgessero. Dr. Ernest Dichter, presidente dell’Istituto per la ricerca motivazionale ha fatto una dichiarazione nel 1941… ‘L’agenzia pubblicitaria di successo manipola le motivazioni e i desideri umani e sviluppa un bisogno di beni che un tempo il pubblico non conosceva – e che forse non era nemmeno desideroso di acquistare.

Discutendo l’influenza della televisione, Daniel Boorstin scrisse: ‘Qui finalmente c’è un supermercato di esperienze surrogate. Una programmazione di successo offre intrattenimento – con il pretesto dell’istruzione; istruzione – con il pretesto dell’intrattenimento; persuasione politica – con il fascino della pubblicità; e pubblicità – con il fascino del dramma.’

“La televisione programmata non solo serve a diffondere l’acquiescenza e la conformità, ma rappresenta un approccio deliberato dell’industria.”

A parte il fatto che la televisione e la “cultura dello schermo” in generale si è dimostrata estremamente dannosa per i bambini e che ora si ritiene che la maggior parte degli aspetti degradanti della società possa essere attribuita ai valori decadenti rappresentati dai media, vi è un effetto più profondo e più insidioso sulla psiche umana. Come accennato sopra, si tratta di una manipolazione pianificata e deliberata per diffondere l’acquiescenza e la conformità e per ipnotizzare le masse per sottometterle all’autorità dello schermo.

Ad Allen Funt, conduttore di uno spettacolo popolare, Candid Camera, una volta è stato chiesto quale fosse la cosa più inquietante che aveva imparato sulle persone nei suoi anni di rapporto con loro attraverso il suo show. La sua risposta era agghiacciante nelle sue ramificazioni: “La cosa peggiore, e lo vedo più e più volte, è la facilità con cui le persone possono essere comandate da qualsiasi tipo di autorità, o anche dalle autorità meno importanti. Un uomo ben vestito sale sulla scala mobile e la maggior parte delle persone si voltano e cercano disperatamente di salire anche loro… Un giorno abbiamo messo un cartello sulla strada, ‘Delaware oggi chiusa’. Gli automobilisti non l’hanno nemmeno messo in discussione. Invece hanno chiesto: ‘La Jersey è aperta?'”.

Si sta formando un’immagine di una società deliberatamente indotta ad essere condizionata dalla televisione, inadeguata in termini di istruzione e creatività, propensa ai disordini sociali e alla decadenza. È evidente che i media hanno il compito di diffondere queste condizioni.

GQ magazine greta thunberg

Sembrerebbe che i padroni della motivazione, nell’interesse dei loro clienti industriali, pianificano la programmazione per creare condizioni sociali vantaggiose, cosa che di fatto potrebbero fare. È evidente che l’autorità finale sulla programmazione mediatica è nelle mani degli inserzionisti, sostenuti dalle industrie i cui prodotti e idee vengono venduti. Con tutti gli input psicologici a cui hanno accesso, sembrerebbe che costringerebbero la programmazione a correggere le condizioni sociali che costano loro denaro. Oltre 25 miliardi di dollari all’anno vengono spesi per insegnare ai lavoratori a leggere e scrivere, dopo essersi laureati dagli effetti combinati di un sistema scolastico pubblico e la programmazione televisiva.

E’ accettato che il fiorente crollo sociale, che costa anche a questi giganti industriali ingenti somme di denaro, è per lo più attribuibile alle frustrazioni e alle insoddisfazioni generate dalla falsa visione della realtà presentata attraverso i media. Perché non usano le loro risorse finanziarie per sostenere i padroni della motivazione per capire come presentare la programmazione che potrebbe portare a cambiamenti positivi nelle persone? Può essere che le condizioni della società, compresa la risposta programmata ai “minimi segni di autorità”, siano pianificate? Qualcuno vorrebbe suggerire che le cifre e gli studi relativi all’influenza dannosa della programmazione non sono a loro disposizione e che non si rendono conto che gli costa denaro? Se è così, allora sono troppo stupidi per essere arbitri dei nostri valori e dovremmo ignorarli del tutto. Se non è così, allora dobbiamo presumere che ci sia un obiettivo dietro a questa manipolazione.

Ci sono molte prove a sostegno dell’idea che questo scopo, o l’oggetto di questa manipolazione, è quello di creare una discordanza psicologica e sociale sufficiente a permettere l’istituzione di un governo totalitario su richiesta del popolo. Si ipotizza inoltre che le “élite super ricche” cerchino di controllare il mondo intero da dietro le quinte ed è a questo scopo che essi hanno il controllo e finanziano le varie azioni che appaiono alle masse come “incidenti” politici e internazionali. F.D.R. ha detto: “In politica non succede mai niente per caso; se succede, si può scommettere che è stato pianificato! Ed egli occupava la posizione giusta per poter saperlo.

Ci sono molte prove a sostegno dell’idea che le guerre sono fomentate e combattute per ridistribuire questi equilibri di potere finanziario dietro le quinte e che, sebbene i nostri padri, fratelli, nonni, zii, cugini e figli muoiono in queste azioni, sono solo giochi di “Relazioni Internazionali”, giocati da coloro i cui soldi e la cui posizione danno loro poco altro con cui occupare il loro tempo o intelligenza.

C’è, tuttavia, una conseguenza di questa partita di scacchi globale che non è evidente né ai giocatori né alle pedine.

La Realtà Ideologicamente Fabbricata contro la Realtà Oggettiva

Ammettiamolo, la vita su questo pianeta, grazie agli elementi patologici che sempre tendono a salire al potere, non è mai stata facile o molto piacevole. Ma ora le cose stanno davvero peggio di come lo erano ai tempi di Sodoma e Gomorra poco prima che un’apparente esplosione di una cometa in atmosfera le cancellasse dalla mappa, o la leggendaria Atlantide alla vigilia della distruzione. Ed è questo che dovrebbe farci riflettere. George Santayana, nella sua opera The Life of Reason scrisse: “Chi non ricorda il passato è condannato a ripeterlo”. Ma i Liberali/Sinistra sono impegnati a “revisionare” e riscrivere la storia, guidati dalle loro ideologie postmoderniste/marxiste, che fondamentalmente sono poco più di “Tu crei la tua realtà”. I fatti concreti della fisica classica che operano nel mondo delle onde collassate sono stati eliminati e sostituiti dall’idea delirante che l’incertezza quantistica può essere applicata alla dura realtà.

Mentre il cervello interagisce con il suo ambiente, i circuiti sinaptici si combinano per formare mappe sinaptiche del mondo percepito dai sensi. Queste mappe descrivono piccoli segmenti di quel mondo – forma, colore, movimento – e queste mappe sono sparse nel cervello. Mentre la rete sinaptica del cervello si evolve, a partire dalla nascita – o anche prima – queste mappe elaborano le informazioni simultaneamente e in parallelo. Sulla base delle nostre mappe sinaptiche del mondo, siamo in grado di avere una visione più o meno oggettiva della realtà.

La fisica classica afferma che il futuro esiste già, così come il presente e il passato. Tutto ciò che può accadere è già accaduto. Ma per qualche motivo sconosciuto le nostre menti possono sperimentare il futuro solo un pezzo alla volta in quello che chiamiamo presente.

La fisica quantistica, invece, sostiene che non possiamo mai prevedere il futuro con assoluta certezza. Il futuro non esiste ancora in un unico stato definito. L’incertezza quantistica non ci nega tutte le conoscenze sul futuro. Ci dà gli strumenti per fare previsioni, ma solo in termini di probabilità.

Bohr e altri importanti fisici della Scuola di Copenhagen sostengono che la realtà oggettiva è un concetto ambiguo a livello quantico. In fisica, la nostra conoscenza arriva solo quando misuriamo effettivamente qualcosa, e anche allora il modo in cui decidiamo di eseguire la misurazione influenza i risultati che otteniamo.

blind men elephant

Porre la stessa domanda in modi diversi può dare risposte apparentemente contraddittorie, ma nessun esperimento fornisce di per sé informazioni contraddittorie. Alcuni esperimenti mostreranno gli elettroni come onde, mentre altri li mostreranno come particelle. In nessun esperimento singolo gli elettroni mostrano simultaneamente un comportamento ondulatorio e particellare. Bohr ha definito tale fenomeno come complementarità.

La meccanica quantistica lascia l’osservatore incerto sulla natura reale della realtà. Sono davvero onde o particelle? Non lo sappiamo e nessun esperimento ce lo dirà. Rilevare uno degli attributi esclude automaticamente la conoscenza dell’altro.

L’universo ha molti possibili stati o potenzialità future rappresentate dalla funzione d’onda. La funzione d’onda collassa costantemente nel presente, poiché i molti stati possibili diventano un unico stato man mano che il presente si dispiega e le possibilità diventano realtà.

Molti individui hanno deciso che questa Incertezza Quantistica significa che potete “creare la vostra realtà” in base a ciò che credete, o a seconda di ciò a cui prestate la vostra attenzione. Questa è un’idea popolare tra le folle New Age, ed è in realtà il fondamento della maggior parte delle religioni, che se ne rendano conto o meno.

Il nostro universo sembra essere fatto di materia/energia e di coscienza. La materia/energia di per sé “preferisce”, come sembra, uno stato caotico. La materia/energia non ha un concetto di “creazione” o “organizzazione”. È la coscienza che dà vita a questi concetti e con la sua interazione con la materia spinge l’universo verso il caos e il decadimento o verso l’ordine e la creazione.

Questo fenomeno può essere modellato matematicamente e simulato al computer utilizzando l’EEQT (Event Enhanced Quantum Theory). Non sappiamo se l’EEQT modella con esattezza l’interazione della coscienza con la materia, ma è probabile che lo faccia perché sembra descrivere correttamente i fenomeni fisici meglio della semplice meccanica quantistica ortodossa o delle sue teorie rivali (meccanica Bohmiana, teoria GRW ecc.).

Ciò che impariamo dall’EEQT può essere descritto in termini semplici come segue:

Chiamiamo il nostro universo materiale “il sistema”. Il sistema è caratterizzato da un certo “stato”. È utile per rappresentare lo stato del sistema come punto su un disco. Il punto centrale del disco, la sua origine, è lo stato di caos. Potremmo anche descriverlo come “Potenziale Infinito”. I punti sul confine rappresentano “stati puri” dell’essere, cioè stati con “conoscenza pura”. Nel mezzo sono presenti stati misti. Più lo stato è vicino al confine, più puro, più è “organizzato”.

Ora, un “osservatore” esterno, una “unità di coscienza”, ha qualche idea – forse accurata, forse falsa o intermedia – sullo “stato reale” del sistema, osservando e percependo il sistema secondo le conoscenze che possiede. L’osservazione, se prolungata, fa “saltare” lo stato del sistema. In questo senso, si “crea la propria realtà”, ma il diavolo, come sempre, è nei dettagli.

I dettagli sono che lo stato risultante del sistema sotto osservazione può essere più puro, o più caotico, a seconda della “direzione” del salto. La direzione del salto dipende da quanto oggettiva – quanto vicina alla realtà dello stato attuale – è l’osservazione.

Secondo l’EEQT, se le aspettative dell’osservatore sono vicine allo stato effettivo del sistema, questo salta, il più delle volte, in uno stato più organizzato e meno caotico.

they live billboards

Vedi segni dappertutto, ma sei sicuro di leggerli correttamente?

Se, invece, le aspettative dell’osservatore sono vicine alla negazione dello stato reale (cioè, quando le credenze dell’osservatore non sono vere secondo lo stato EFFETTIVO, ergo, la realtà oggettiva), allora lo stato del sistema, generalmente, salterà in uno stato più caotico, meno organizzato. Inoltre, di norma, ci vorrà molto più tempo per compiere tale salto.

In altre parole, se la conoscenza dello stato reale da parte dell’osservatore è vicina alla verità, allora l’atto stesso di osservazione e verifica provoca un salto in tempi brevi, e lo stato risultante è più organizzato; puro. Se la conoscenza dello stato attuale da parte dell’osservatore è falsa, allora di solito ci vuole molto tempo per causare un cambiamento nello stato del sistema, e lo stato risultante è più caotico.

In breve, chiunque “creda” nel tentativo di “creare la realtà” diversa da quello che è effettivamente, contribuisce all’aumento del caos e dell’entropia. Se le vostre convinzioni sono ortogonali alla verità, non importa quanto fortemente ci crediate, siete essenzialmente in conflitto con il modo in cui l’Universo vede se stesso, e – posso assicurarvelo – non vincerete questa gara. State invitando la distruzione su voi stessi e tutti coloro che si impegnano in questo esercizio di “fissare l’universo” secondo le vostre convinzioni.

D’altra parte, se siete in grado di vedere l’Universo come si vede egli stesso, obiettivamente, senza preconcetti, e con l’accettazione della realtà e risposte appropriate per come le cose sono veramente, allora diventate più “allineati” con l’energia creativa dell’universo e la vostra stessa coscienza diventa un trasduttore dell’ energia di ordine, e le vostre azioni sono congruenti con lo stato effettivo della realtà. La vostra energia di osservazione, fornita incondizionatamente, accompagnata dalle azioni appropriate, può portare ordine nel caos, può creare attraverso un potenziale infinito.

Greta Thunberg: Falso Profeta, Artefice del Caos

children's crusade

La crociata dei bambini del 1212 si è conclusa in un disastro

Ieri ho visto il video di questa giovane donna patetica, con problemi psicologici e mentali mentre si rivolgeva all’ONU (non è una bambina, ha 16 anni e la Sinistra/Liberale sostiene che dovrebbe fare sesso se lo vuole oppure cambiare il suo sesso se lo vuole, quindi smettiamola di chiamarla bambina!)

Thunberg è stata presentata come il nuovo Profeta del Destino e dell’Oscurità. A parte il fatto che le sue buffonate mi ricordano la crociata dei bambini del 1212 (leggete quello che è successo a loro), della povera e mentalmente disagiata Giovanna d’Arco, e persino dei poveri figli sfruttati di Joseph Goebbels, che sono stati uccisi dai loro genitori quando si trovarono di fronte alla fine dei loro sogni liberal/nazisti di dominio globale, sono piuttosto indignata che ai liberali di oggi è stato permesso di diffondere le loro illusioni a tal punto da spaventare i giovani di essere vivi.

Ho ottenuto qui una trascrizione del discorso di Thunberg e ora lo commenterò. Ha risposto così alla domanda: “Qual è il tuo messaggio per i leader mondiali?

“Il mio messaggio è che vi stiamo osservando”

Non ha senso osservare qualcosa se non sai cosa stai cercando o come identificarlo. Greta e i suoi marionettisti non sono in grado di farlo; hanno vissuto troppo a lungo nel loro mondo postmoderno CLTPR (crea la tua propria realtà) per avere un’idea di quello che sta succedendo veramente in questo mondo e di come sono stati manipolati. Greta ha continuato:

“E’ tutto sbagliato. Non dovrei essere qui. Dovrei tornare a scuola dall’altra parte dell’oceano. Eppure tutti voi vi rivolgete a noi giovani per speranza. Come osate!”

E’ vero, non dovrebbe trovarsi “lì”. Ma non si ferma nemmeno a pensare al fatto che “nulla in politica accade per caso”. Lei è semplicemente uno strumento di chi spinge l’umanità in uno stato di caos affinché i controlli totalitari siano accettati dalle masse umane per ottenere la pace.

“Avete rubato i miei sogni e la mia infanzia con le vostre parole vuote. Eppure sono uno dei fortunati. La gente soffre. La gente sta morendo. Interi ecosistemi stanno crollando. Siamo all’inizio di un’estinzione di massa, e tutto ciò di cui si sente parlare è denaro e fiabe di una crescita economica eterna. Come osate!”

Sì, è vero che i maestri di manipolazione di questo mondo hanno “rubato i sogni” a tutti gli abitanti del pianeta, ma non proprio come la pensa Greta; la cosa peggiore ancora è che non si rende conto di essere uno strumento per rubare ancora più sogni a più persone!

greta angry UN

Sì, le persone soffrono e muoiono e gli ecosistemi stanno crollando, ma non ha nulla a che fare con le attività tecnologiche umane e ha tutto a che fare con i cicli naturali determinati dal Sole e da altre influenze cosmiche. Sì, è probabilmente vero che ci stiamo dirigendo verso un’estinzione di massa – che è già in corso – solo che non ha nulla a che fare con le azioni fisiche degli esseri umani, e molto di più con le azioni e gli atteggiamenti psichici, psicologici e mentali l’uno verso l’altro. L’atteggiamento stesso di Greta è un esempio degli stati psicologici che stanno portando il caos sul nostro pianeta. Le preoccupazioni di Greta per quanto riguarda il denaro, la crescita economica, ecc. sono sbagliate. Nessuna delle idee dei Cultisti del riscaldamento globale su come risolvere l’inesistente problema del riscaldamento provocato dall’uomo (RGA) farà nulla per cambiare la costante marcia del cambiamento climatico verso un’era glaciale, e, di fatto, causerà sofferenze molto più gravi di quelle che esistono attualmente sul nostro pianeta; le cose non farà che peggiorare.

“Per più di 30 anni, la scienza è stata chiarissima. Come osate continuare a distogliere lo sguardo e venire qui dicendo che state facendo abbastanza, quando la politica e le soluzioni necessarie non si vedono ancora da nessuna parte.”

Qui è dove le convinzioni di Greta sono totalmente ortogonali alla VERITÀ. La scienza NON è stata “chiarissima” per 30 anni, essendo la scienza un altro strumento della politica postmoderna e marxista almeno per tutto questo tempo, se non di più. Per quanto riguarda l’esistenza o meno di soluzioni su come affrontare un’era glaciale, sono d’accordo sul fatto che non c’è nulla in vista.

Ma forse era stato progettato dai burattinai dietro i tirafili di Greta. Sarebbe una teoria di cospirazione suggerire che, da qualche parte ai vertici, sanno che sta per accadere un’era glaciale e NON il riscaldamento globale, e che tutto ciò che quest’ultimo è stato progettato per fare è far sì che gli scienziati corrotti togliessero lo sguardo dalla verità e contribuire al caos finale che si verificherà quando il Rimbalzo Glaciale si abbatterà improvvisamente su di noi?

Sarà qualcosa come se il mondo intero si preparasse per un viaggio su un’isola tropicale e finisse invece in Antartide.

“Dite che ci ascoltate e che capite l’urgenza. Ma per quanto triste e arrabbiato io sia, non voglio crederci. Perché se aveste veramente compreso la situazione e continuaste a non agire, allora sareste malvagi. E mi rifiuto di crederci.”

Greta si sbaglia: i Maestri Burattinai dell’inganno dietro l’intera truffa del riscaldamento globale sono certamente il Male con la M maiuscola, quindi, ancora una volta, le sue convinzioni sono ortogonali alla Verità.

“L’idea popolare di dimezzare le nostre emissioni in 10 anni ci dà solo il 50% di probabilità di rimanere al di sotto di 1,5 gradi [Celsius], e il rischio di innescare reazioni a catena irreversibili al di fuori del controllo umano”.

Di nuovo, Greta sta credendo alle bugie. La verità è che l’era glaciale può essere ritardata o attenuata dalle emissioni di carbonio e non dovremmo preoccuparci affatto di esse. Questa è roba da “vestirsi per l’isola tropicale”.

“Il cinquanta per cento può essere accettabile per voi. Ma questi numeri non includono i punti di ribaltamento, la maggior parte dei cicli di feedback, il riscaldamento aggiuntivo nascosto dall’inquinamento atmosferico tossico o gli aspetti di equità e giustizia climatica. Si appoggiano inoltre sulla mia generazione assorbendo centinaia di miliardi di tonnellate di CO2 dall’aria con tecnologie che esistono a malapena”.

“Quindi un rischio del 50% è semplicemente inaccettabile per noi, noi che dobbiamo convivere con le conseguenze.

“Per avere il 67% di probabilità di rimanere al di sotto di 1,5 gradi di aumento della temperatura globale – le migliori probabilità date dal [Intergovernmental Panel on Climate Change] – il mondo doveva emettere circa 420 gigatonnellate di CO2 a partire dal 1° gennaio 2018. Oggi questa cifra è già scesa a meno di 350.

Come osate fingere che questo problema possa essere risolto con la solita attitudine di “affari come sempre” e alcune soluzioni tecniche? Con gli attuali livelli di emissioni, il bilancio di CO2 rimanente sarà completamente eliminato in meno di 8 anni e mezzo”.

Oh si, sono proprio sicura che quest’informazione sia uscita dal cervello di questa ragazza con problemi mentali!

record snow new england

Quello che abbiamo visto negli ultimi inverni è solo un assaggio di quello che verrà… e resterà…

Ovviamente sta riportando cifre e affermazioni promesse dai sostenitori del RGA, il tutto basato su un fondamento di false supposizioni, in particolare sul fatto che l’aumento dei livelli di CO2 nell’atmosfera causa – piuttosto che essere correlati – condizioni meteorologiche sempre più estreme. La truffa del riscaldamento globale non è sicuramente la verità – non si avvicina nemmeno alla realtà oggettiva. E’ così gravemente distorta che qualsiasi azione intrapresa per contrastarla è garantita per produrre risultati opposti: maggiore degrado ambientale, maggiore disuguaglianza e maggiore impreparazione ai cambiamenti climatici!

Ho una notizia per te, Greta: speriamo che gli attuali tassi di emissioni di carbonio aiutino a prevenire l’era glaciale – anche se dubito che sia possibile. Già appaiono i segni che ci rimasto poco tempo prima che il silenzio dei ghiacci torni a scendere su vaste aree del globo, la produzione agricola ne soffrirà, le persone moriranno di fame, le malattie dilagheranno su popolazioni deboli e affamate e molto probabilmente fino al 75% della popolazione del pianeta morirà di una cosa o l’altra dovuta ad un’era glaciale. È già successo prima, succederà di nuovo, e tutte le ere glaciali sono precedute da periodi di riscaldamento globale.

“Non verranno presentate soluzioni o piani in base a queste cifre, perché questi numeri sono troppo scomodi. E non si è ancora abbastanza maturi per dirlo così com’è.

“Ci state deludendo. Ma i giovani cominciano a capire il vostro tradimento. Gli occhi di tutte le generazioni future sono su di voi. E se scegliete di deluderci, io dico: Non vi perdoneremo mai.

“Non vi permetteremo di farla franca. Proprio qui, proprio ora è dove tracciamo la linea di demarcazione. Il mondo si sta svegliando. E il cambiamento sta arrivando, che vi piaccia o meno.

Grazie”.

Infatti, l’ondata di cambiamenti è già qui, ma Greta e i suoi agenti non hanno idea della vera natura di quest’onda, né dei preparativi psichici e psicologici necessari per poter cavalcarla. Arrabbiati con le persone, la società e la creazione stessa, hanno messo in posizioni di autorità attivisti adolescenti vegani, malnutriti e immaturi che cercano di generare un clima di vendetta, e così si sono allineati con le forze della distruzione.

Qui possiamo menzionare la crociata dei bambini, dove migliaia di bambini hanno marciato per salvare Gerusalemme dagli infedeli e sono finiti nei mercati degli schiavi di Costantinopoli.

Beh, qui abbiamo 400:1. Io scommetto sull’era glaciale e faccio i miei piani di conseguenza. Greta e i suoi maestri burattinai possono fare i bagagli per l’isola tropicale, se lo desiderano, io sto comprando mukluks e scarponi da neve.

La crociata dei bambini di oggi e l’isteria incipiente che essa suscita è una falsa profezia.

Attenzione!

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Laura Knight-Jadczyk (Profile)

Laura Knight-Jadczyk, nativa della Florida da sette generazioni, è una storica/mistica e autrice di 14 libri e numerosi articoli pubblicati sulla stampa e su internet. È la fondatrice di SOTT.net e l’ispiratrice dell’Esperimento Cassiopaea. Vive in Francia con il marito, un fisico matematico polacco, Arkadiusz Jadcyk, con quattro dei suoi cinque figli, una famiglia allargata, otto cani, cinque uccelli ed un gatto.

Preso da: https://it.sott.net/article/2065-Greta-Thunberg-Falso-Profeta-della-Crociata-dei-Bambini

Quello che non capisce (o che non vuole capire) Il Sole 24 Ore sul denaro contante

di , pubblicato il 25 giugno 2018, alle ore 8:57
E’ bastato che l’attuale Ministro degli Interni (2018), italiano qualche giorno fa affermasse «Fosse per me non porrei nessun limite al contante» per sentire di nuovo in giro la voce della propaganda a sostegno dell’abolizione del denaro contante.
L’abolizione del denaro contante, che tra l’altro, è esplicitamente sostenuta, almeno attualmente, da organismi internazionali come il Fondo Monetario Internazionale e la Commissione Europa.
Obiettivo di questa campagna a favore dell’abolizione del denaro contante?
Con la scusa di voler combattere terrorismo e criminalità, facilitare il lavoro dei politici, dei burocrati e di tutti quei gruppi di pressione che aspirano ad ottenere privilegi, a tutto svantaggio dei liberi cittadini.
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Tuttavia, i sostenitori dell’abolizione del denaro contante non potendo imporre con la violenza il loro punto di vista, cercano di ottenere l’adesione alla loro posizione o perlomeno una certa passiva indifferenza, facendo circolare costantemente bugie e ragionamenti fuorvianti.

In tal senso, mi ha colpito molto (si fa per dire) un articolo apparso sul Il Sole 24 Ore il qualche giorno fa, dal titolo Limite al contante: perché l’idea di Salvini è anacronistica e allontana l’Italia dall’Europa, del giornalista Biagio Simonetta.
L’articolo in questione è un inno alla disinformazione di massa, ma non mi meraviglia che certi articoli possano uscire anche sul Il Sole 24 Ore, cioè il quotidiano di Confindustria: la principale organizzazione rappresentativa delle imprese italiane, difetta da sempre di una vera e propria coscienza liberale.
Vediamo cosa si afferma in questo articolo e smontiamo ogni affermazione punto per punto.
  1. è abbastanza chiaro che dietro al contante si nasconda spesso la black economy, la corruzione, l’evasione, il denaro sporco che non vuol essere tracciato.

Trattasi di ragionamento fuorviante.
Si cerca di condurre sostanzialmente il fenomeno dell’evasione e della black economy al denaro contante, quando il contante è solo un mezzo è non la causa primaria di questi fenomeni.
La causa primaria di questi fenomeni va rintracciata invece negli eccessi di interventismo statale, che stabilisce regimi di comproprietà forzata nei quali i partners involontari degli apparati statali usano il loro margine di manovra per sfuggire alla sovra-tassazione e/o alla sovra-regolamentazione.
Oltretutto, il denaro contante è solo un mezzo con cui produrre evasione e riciclaggio, non il solo mezzo.
Al giorno d’oggi, l’evasione e il riciclaggio non passano infatti solo attraverso l’uso del denaro contante: i veri esperti di trasferimenti contabili non hanno alcun bisogno del denaro contante per porre in essere pratiche elusive, così come per evadere possono essere usati mezzi fisici alternativi al tradizionale denaro contante come oro e argento fisico, diamanti, lettere di credito, copyright o droga.
Insomma, anche senza denaro contante, la criminalità si adatta, per il semplice fatto che il crimine non ha bisogno del denaro contante per esistere.
Di conseguenza, abolire il denaro contante non assicura l’eliminazione dei fenomeni di evasione e black economy, ma in compenso costituisce un’indebita restrizione delle possibilità di scelta del cittadino.
  1. il contante è sempre più una zavorra all’economia italiana e internazionale.

Cosa?
Zavorra dell’economie sono i troppo elevati livelli di debito rispetto al valore totale della produzione e non è il denaro contante a scatenare questo squilibrio, ma improvvide politiche creditizie del sistema bancario.
Sostenere che «il contante è sempre più una zavorra all’economia italiana e internazionale» è pertanto una bugia grande quanto l’intero universo.
  1. E non è un caso che la maggior parte dei Paesi più evoluti abbia sposato da tempo strategie che mirano alle cosiddette cashless society.

Trattasi di ragionamento fuorviante.
Si cerca di stabilire l’equazione società in cui il contante è stato abolito uguale società più civile, ma questa equazione nella realtà fattuale non esiste.
Infatti, le società più civili sono quelle che permettono la diversificazione e non si appiattiscono sull’omologazione, pertanto ben vengano come opzione tutti gli strumenti di pagamento elettronico, ma allo stesso tempo ben vengano anche i metodi di pagamento più tradizionali, cioè banconote e monete – ben venga quindi sempre la modernità, ma mai in forma patologica.
Il giornalista Biagio Simonetta indica la Svezia come paese evoluto perché in cima alle classifiche per pagamenti elettronici.
Di conseguenza, per Biagio Simonetta, la Svizzera rappresenta un paese di cavernicoli, dato che  negli ultimi dieci anni il denaro contante in circolazione in Svizzera è più che raddoppiato, passando da 35 a oltre 80 miliardi di franchi, mentre il limite ai pagamenti in contanti, cioè senza obbligo di verificare l’identità dell’acquirente, arriva fino a 100 mila franchi.
In ogni caso, affermare che in certi Paesi sono in atto da tempo strategie che mirano alle cosiddette cashless society significa implicitamente affermare che i cittadini di questi Paesi vengono sottoposti da tempo a un’elaborata distopia.
Prendiamo il caso svedese, ad esempio:
A novembre dello scorso anno, la Svezia ha comunicato di aver ridotto le compravendite in contanti a meno del 2 per cento delle transazioni complessive.
Tuttavia, quello che non viene mai detto è che ciò è stato possibile solo attraverso la spinta di anni di propaganda continua da parte del governo – a chi dice che la società con pochi o pochissimi contanti in Svezia ha trovato consenso senza alcuna imposizione dall’alto, consiglio pertanto di riflettere attentamente sulla forza della propaganda governativa, e in tal senso soprattutto il secolo scorso ha molto da insegnare.
Nonostante ciò, sembra che anche in Svezia si stiano accorgendo dei pericoli e delle disfunzioni insiti in una società senza contante: in un recente sondaggio, quasi 7 intervistati su 10 hanno infatti dichiarato di volere mantenere l’opzione di utilizzare denaro contante, mentre solo il 25 per cento desidera una società completamente senza contanti.
Forse perché gli svedesi si sono accorti che:
  • truffe e truffatori non spariscono affatto assieme al denaro contante;
  • che quando hai un sistema completamente digitale non hai armi per difenderti se qualcuno lo spegne;
  • che un sistema completamente digitale implica una restrizione indebita delle libertà individuali e fa quantomeno vacillare lo stesso concetto di democrazia.
  1. Un costo fisso poco conosciuto, e cioè quello relativo allagestione e al trasporto del contante, che secondo le stime diramate dall’Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico di Milano, impatta sul sistema Italia per 9,5 miliardi di euro all’anno.

Trattasi di ragionamento fuorviante.
Ammesso che queste stime corrispondano a valori puntuali, questa enunciazione di dati non è in grado di provare niente.
Parlare infatti di costi senza tener conto se i benefici che scaturiscono da questi costi sono maggiori o inferiori a questi costi è un esercizio decisamente scorretto.
Non c’è modo di quantificare esattamente i benefici derivanti dall’esistenza del denaro contante, ma se per questo non c’è modo di quantificare esattamente neanche i benefici che derivano dal mantenere in essere tutte quelle istituzioni necessarie al funzionamento di una democrazia.
Tuttavia, se comprendiamo che il denaro contante rappresenta una di quelle restrizioni al potere politico che non dipende dalla buona volontà o dall’intelligenza dell’operatore politico di turno, capiamo anche che i benefici che derivano dalla sua esistenza e dalla sua possibilità di utilizzo legale sono maggiori di qualsiasi costo di gestione e trasporto del contante, il che ovviamente non esclude che questo costa debba essere sottoposto a ottimizzazione.
  1. il vero punto riguarda il mancato gettito fiscale derivante dall’utilizzo del cash, che è pari a 24 miliardi all’anno. L’Osservatorio milanese ha stimato che il 34% del transato in contante non è dichiarato, dunque sfugge al fisco, generando un fiume di denaro sporco che alimenta l’economia malata di questo Paese.

Trattasi di ragionamento fuorviante.
Anche qui ci troviamo di fronte a stime che non sappiamo se corrispondano a valori puntuali, ma in ogni caso il punto non è questo, il punto è che si vuol far passare l’idea è che una volta abolito il denaro contante il sistema diventerà automaticamente più efficiente nella gestione delle risorse.
Avviso ai naviganti: non c’è alcuna correlazione tra denaro contante e allocazione efficiente delle risorse, così come azzerare l’evasione fiscale non significa automaticamente un miglioramento nell’allocazione delle risorse, così come più gettito nelle casse dello Stato non significa automaticamente più benessere generalizzato.
Ciò significa che l’economia senza denaro contante potrebbe complessivamente migliorare oppure peggiorare, dato che non è l’esistenza o meno del denaro contante a determinare se le risorse vengono allocate in modo efficiente o non efficiente.
In conclusione, ricordiamoci sempre che se il denaro a corso legale non ha più alcuna possibilità di uscita dal circuito bancario (le banche avrebbero in cassa la totalità dei risparmi liquidi privati a corso legale senza via alternativa di scelta), di fatto la proprietà del denaro, o meglio di questo tipo di denaro,  passa da chi lo ha guadagnato a chi lo custodisce, ossia il circuito bancario e chi ha il compito di regolare tale circuito, cioè gli apparati statali.
Come sosteneva: Paul Claudel:
Chi cerca di realizzare il paradiso in terra, sta in effetti preparando per gli altri un molto rispettabile inferno.

Preso da: http://www.contantelibero.it/quello-che-non-capisce-o-che-non-vuole-capire-il-sole-24-ore-sul-denaro-contante/1005/

Il Manifesto per il Contante Libero

«Fino a che non diventeranno coscienti del loro potere, non saranno mai capaci di ribellarsi, e fino a che non si saranno liberati, non diventeranno mai coscienti del loro potere».
(George Orwell, 1984)

Il Manifesto per il Contante Libero
(versione short:
10 Punti per Il Contante Libero)

La tecnologia come mezzo di controllo sociale per imporre, attraverso una continua induzione di paure ed ansie, moduli di pensiero e comportamenti umani totalmente spersonalizzati, asserviti e ideologizzati. Obbiettivo finale: annichilire qualsiasi sentire, agire e pensare che possa essere veramente alternativo e concorrente. In sintesi, annichilire la libertà.
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Questo è il pericolo su cui ci ammonisce il celebre romanzo 1984 di George Orwell. Ciò nondimeno, in questi anni di crisi tale pericolo non è lontano da un suo pieno concretizzarsi. Buona parte della società civile e dell’opinione pubblica sembra non voler vedere questo mostro che cresce; lentamente e apaticamente essa sta lasciando la propria libertà nelle mani di un’entità manipolatrice dai tratti allo stesso tempo oligarchici e collettivistici.
Se vogliamo difendere la libertà (la nostra libertà) dobbiamo innanzitutto scrollarci di dosso l’apatia e prendere coscienza del nostro potere. Per far questo è necessario “educarci alla libertà” processo che in primo luogo implica il comprendere e il saper confutare rigorosamente la logica antirazionale propugnata dai nemici della libertà.
E’ nel suddetto contesto che va inserita “la battaglia per la difesa dell’utilizzo del denaro contante”. Una battaglia la cui finalità, pertanto, non consiste nel rivendicare la supremazia in termini assoluti di uno strumento di pagamento su un altro (banconote versus mezzi elettronici), bensì nel riaffermare il diritto delle persone di scegliere liberamente il modo che ritengono migliore di portare a termine i loro scambi economici.
Come tutti sanno nel nostro Paese la soglia al di sotto della quale è possibile utilizzare denaro contante per effettuare pagamenti tra privati o privati e società od amministrazioni non bancarie è stata recentemente abbassata fino all’attuale limite di 1000€ .
Nonostante ciò,  qualcuno non ancora sazio di prescrivere restrizioni alle libertà individuali continua a richiedere l’implementazione di ulteriori “stratagemmi” per disincentivare e ridurre ancor di più gli spazi d’uso del contante, con l’intento più o meno esplicito e consapevole di giungere in un futuro alla totale, o pressoché totale, soppressione di questa modalità di pagamento, affermando contemporaneamente il dominio artificiale della moneta elettronica.
A supporto della bontà della loro tesi, i promotori ed i sostenitori della cosiddetta lotta al contante adducono il fatto che tutto ciò sia pensato e studiato al fine di ottenere gradi maggiori di benessere generale, equità, progresso, giustizia sociale.
La verità, tuttavia, è assolutamente un’altra: la lotta contro l’utilizzo del denaro contante non annovera alcuno scopo nobile e le argomentazioni a suo sostegno sono pure mistificazioni della realtà oggettiva. L’unico vero obbiettivo di questa crociata consiste nel proteggere e consolidare il potere, le prebende e l’influenza di quella variegata casta di soggetti improduttivi che vivono e prosperano soltanto a scapito del lavoro altrui.
Con il pretesto di perseguire buoni propositi si vuole soltanto fare razzia dei diritti naturali dei più inermi.

La lotta al contante in quanto strumento fondamentale per combattere l’evasione fiscale.
Questa è l’argomentazione principale che viene usata da chi si prodiga per avere una società senza contante. Ad una prima analisi questa giustificazione sembrerebbe inattaccabile; tuttavia, mediante una disamina più attenta e approfondita si scopre che il grosso dell’evasione fiscale non ruota affatto attorno l’utilizzo del denaro contante, ma riguarda invece transazioni decisamente più sofisticate.
I fenomeni evasivi/elusivi numericamente più rilevanti, quali l’occultamento di ricavi e compensi o l’indebita deduzione dei costi, vengono, infatti, messi in atto con l’impiego di strutture e comportamenti fittizi che prescindono dall’uso del contante e dall’obbligo di avvalersi del canale bancario per rendere le operazioni tracciabili.
Diffondere l’idea che la maniera più efficace per contrastare l’evasione fiscale risieda nella lotta al contante significa, dunque, pubblicizzare volutamente un erroneo convincimento. L’evasione si combatte mettendo a punto un quadro normativo stabile e facilmente comprensibile, tagliando il numero degli adempimenti, instaurando un rapporto di fiducia tra il Fisco e il contribuente e riducendo in maniera sistematica e ragionevole la pressione fiscale tramite un preventivo calo della spesa e dell’inefficienza pubblica.
A fronte delle sopraccitate misure, l’eliminazione del contante non serve praticamente a nulla se non a privare milioni di cittadini (il popolo minuto) dell’unico formidabile strumento di “dissenso di massa” che essi possono avere a loro disposizione per non essere sopraffatti da inique regole e politiche fiscali.
La lotta al contante non incide direttamente sulla libertà e le abitudini delle persone.
Affermazione semplicemente senza senso. Restringendo le possibilità per gli agenti economici di scegliere come metodo di pagamento ciò che essi considerano più adeguato, si va ad incidere per forza di cose direttamente sulla libertà e le abitudini delle persone.
Contante strumento scomodo ed obsoleto.
L’esperienza sostiene l’esatto contrario. Nella quotidianità solamente l’impiego del contante permette ad alcune transazioni di essere portate a termine in maniera celere e quindi proficua. Di conseguenza, eliminando o riducendo ancor più drasticamente questa modalità di pagamento, si introdurranno necessariamente in più parti del sistema economico rimarchevoli inefficienze che, in ultima analisi, avranno il demerito di rendere maggiormente complicata la vita delle persone.
La lotta al contante è decisiva anche nella lotta ai furti e alle rapine.
«Chi è pronto a dar via le proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza non merita né la libertà né la sicurezza».
Basterebbe citare questo famoso aforisma di Benjamin Franklin, uno dei Padri Fondatori degli Stati Uniti d’America, per dimostrare l’illegittima sussistenza di questo assunto. Ma, poiché è necessario essere veritieri fino in fondo, si deve anche constatare come l’eliminazione del contante non rappresenti sicuramente la panacea contro furti e rapine. Clonazione di bancomat e di carte di credito, manipolazione di conti bancari, furto d’identità o anche le incresciose aggressioni alle abitazioni dei cittadini sono tutti esempi di fenomeni criminali sui quali la lotta al contante non può avere di certo un’incidenza decisiva.
La lotta al contante è una vera e propria battaglia di civiltà.
Alcuni si spingono a definire addirittura la lotta al contante come una  vera e propria battaglia di civiltà, dando sostanzialmente origine ad una nuova forma di polilogismo (Il polilogismo è la dottrina che nega l’uniformità della struttura logica della mente umana): da una parte c’è chi ripudiando l’utilizzo del denaro contante ha sposato la cultura della legalità, dall’altra parte c’è chi non ripudiando tale utilizzo ha deciso di porsi, almeno teoricamente, al di fuori di questa cultura.
Questa presa di posizione è soltanto un grezzo espediente per evitare qualsiasi confronto approfondito, critica o discussione sul merito. Trattasi di falso razionalismo utile a nascondere l’irragionevolezza e l’illogicità di una tesi. Non avendo a proprio sostegno argomentazioni davvero valide, l’esercito della lotta al contante sposta la sua lotta sul terreno della pura ideologia allontanandosi così in maniera intenzionale dalla realtà delle cose.
Dinanzi ad un atteggiamento del genere si può comprendere appieno la posizione di chi ostinatamente porta avanti la crociata contro il contante: trovandosi nell’impossibilità di avere l’avallo della verità scientifica, tenta scorrettamente di plagiare la mente dei propri interlocutori

«Chi cerca di realizzare il paradiso in terra, sta in effetti preparando per gli altri un molto rispettabile inferno»
(Paul Claudel)

“Eliminare il contante rappresenterebbe un atto di spoliazione dei nostri diritti alla libertà”.
La progressiva eliminazione del contante e la simultanea imposizione dall’alto della moneta elettronica alimenta il potere arbitrario e discrezionale delle élites politiche e finanziarie. Il costante consolidamento di questo potere è da ritenersi estremamente pericoloso poiché sottende, in conclusione, l’indotta accettazione di una società dalle caratteristiche distopiche dove l’uomo non è concepito come fine, bensì come mero mezzo.
Per impedire tutto ciò bisogna iniziare a far sentire il nostro grido di disapprovazione.

 Firma per il Contante Libero.
Vai ai 10 Punti per Il Contante Libero il Manifesto in versione short.


Preso da: http://www.contantelibero.it/documenti/manifesto-contante-libero/

Iraq: Proteste contro la corruzione e il caro vita, oltre 100 i morti

Al-Sadr chiede elezioni anticipate.

di Enrico Oliari
Continua ad aggravarsi la situazione in Iraq, dove da giorni sono in corso asperrime proteste antigovernative contro il caro vita, la corruzione dilagante e la mancanza di lavoro. Il bilancio delle vittime dovute agli scontri con la polizia ed alla repressione è di un centinaio di morti di cui una decina di agenti, e scontri sono registrati un po’ ovunque, dalla centralissima piazza Tahrir di Baghdad a Nassiriya, da Hillah a Najaf. A Diwaniya la polizia ha ammesso di aver sparato a tre manifestanti che cercavano di entrare nella sede del governatorato, ma la Reuters ha riportato testimonianze secondo cui gli agenti hanno sparato sui manifestanti un po’ ovunque, molti dei quali uccisi con colpi alla testa. Migliaia i feriti.

La protesta ha preso il via una settimana fa dopo un tam tam sui social, e da ieri il governo ha disposto la sospensione della rete internet al fine di contrastare la comunicazione fra i gruppi dei manifestanti. La protesta sembra tuttavia incontrollabile, e la rappresentante speciale delle Nazioni Unite per l’Iraq, Jeanine Hennis-Plasschaert, ha espresso preoccupazione per le violenze, ed in una nota ha fatto sapere il suo “profondo rammarico per le vittime sia tra i manifestanti che delle forze di sicurezza”.
L’Iraq paga la disastrosa invasione americana del 2003 per armi di distruzione di massa inesistenti, cosa appurata dalla stessa amministrazione statunitense, ma soprattutto l’aver rimosso un’intera classe dirigente fatta di milioni fra funzionari, ufficiali militari e imprenditori mettendoli al margine della società, cosa che ha portato alla nascita dell’Isis, in quanto occasione di riacquisire il proprio ruolo sociale, e al governo politici incapaci di tenere testa ai problemi, basti pensare che in un paese che galleggia sul petrolio il prezzo dei carburanti alla pompa è proibitivo.
Nella giornata in cui il parlamento si sarebbe dovuto riunire per decidere un taglio degli stipendi dei parlamentari del 5% a sostegno dei disoccupati, il premier sciita Adel Abdul Mahdi ha affermato in diretta televisiva di “non avere la bacchetta magica”, ma è certo che il suo governo sta traballando a neanche un anno dall’entrata in funzione, specie ora che il leader sciita Moqtada Sadr, il cui Movimento Sadrista partecipa alla maggioranza con 32 deputati, ha preteso le dimissioni del premier e del governo “al fine di evitare ulteriori spargimenti di sangue iracheno”. Ha quindi chiesto “elezioni anticipate da tenersi sotto la supervisione delle Nazioni Unite”.
Più morbido Alì al-Sistani, massima autorità sciita, che ha invitato le autorità ad ascoltare le ragioni dei manifestanti e il governo a scegliere la strada delle riforme politiche ed economiche e non quella della repressione.

Preso da: https://www.notiziegeopolitiche.net/iraq-proteste-contro-la-corruzione-e-il-caro-vita-oltre-100-i-morti/